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Green Pass, l'impensabile rivolta dei trans: "Perché non lo vogliamo", una questione di sesso
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Il Green pass potrebbe rappresentare un problema per LGBTQ+? "Lungi da me ogni vicinanza con i no vax, ma per come è stato pensato abbiamo un problema. Le persone transgender dovranno mostrare un Qr code che rimanderà alle informazioni anagrafiche, cosa che causa molto disagio", in quanto rivela il sesso di nascita. A parlare è Christian Cristalli, presidente e cofondatore di Gruppo trans Bologna. La questione è infatti oggetto di dibattito, ed è stata discussa nella giornata di ieri, mercoledì 29 luglio 2021, durante una commissione consigliare del Comune di Bologna, richiesta dai consiglieri di Coalizione civica Emily Clancy e Federico Martelloni.
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"Il Green pass rivelerà il dato anagrafico in tutti i luoghi in cui sarà richiesta la certificazione", sottolinea Cristalli. "Dobbiamo lavorare in sinergia con istituzioni e associazioni, per creare ambienti e misure inclusive. Vorrei ricordare che il nostro Paese, stando ai dati forniti da Ilga (l'associazione internazionale lesbiche, gay, bisex, trans e intersex ndr.) recentemente ha subito uno scivolone nella classifica di quelli considerati friendly", ha concluso Cristalli. Durante la commissione si è sollevato poi un altro grande problema che riguarda i seggi elettorali, dove transgender non hanno vita facile.
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"Ogni volta che c'è un'elezione, soprattutto negli ultimi anni, bisogna verbalizzare con chi presiede i seggi la necessità che la fila per il voto non sia divisa in uomini e donne, ma per lettera del cognome. Ciò dà la possibilità alle persone transgender di affrontare con serenità il voto", ha spiegato Emily Clancy. "La divisione per lettera del cognome - prosegue - avviene già in alcuni Comuni della nostra provincia. Questa misura permetterebbe l'esercizio del diritto fondamentale del voto alle persone transgender, senza che subiscano pressioni psicologiche o discriminazioni", all'interno dei seggi elettorali.
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