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Vaccino, la sinistra muta: il record europeo della Lombardia. Dopo il fango, il trionfo di cui nessuno parla

Claudia Osmetti
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Era partita con un coro di critiche su Regione Lombardia. Che non faceva abbastanza, che non aveva organizzazione, che non sapeva gestire le prenotazioni - figuriamoci poi gli appuntamenti - nei vari hub vaccinali da Sondrio in giù. Bersaglio preferito, quell'Attilio Fontana che di colpe ne aveva due: la prima, s'era trovato nel bel mezzo della pandemia quando tutti gli altri, ancora, non avevano capito cosa stesse succedendo; la seconda, era (è) un leghista, per cui screditarlo veniva gioco facile. Ecco, al governatore lombardo Attilio Fontana, oggi, bastano due paginette e altrettanti grafici per certificare, numeri alla mano, come la campagna anti-coronavirus del Pirellone sia tutt'altro che fallimentare. Anzi, è tra le migliori al mondo.

 

 

LE CLASSIFICHE
Sarà che ai lombardi (mica tutti, chiaro: una fetta di no-vax c'è pure lì) non devi spiegare due volte che la punturina salva-pelle è l'unico modo che abbiamo per uscire dall'incubo, sarà che dottori e infermieri stanno facendo i salti mortali per arrivare anche nei paesini piccini picciò della provincia, sarà quel che si vuole, ma il dato è significativo. Con una copertura vaccinale di almeno una dose che già arriva al 73,10% della popolazione, la Lombardia stacca (e pure di molto) nazioni che han cominciato a inoculare le fiale disponibili ben prima di noi, come il Regno Unito (che è al 68,28%) e Israele (che la corsa al vaccino l'ha iniziata quando il resto del pianeta era ancora in trattative con le case farmaceutiche e che, al momento, ha somministrato il vaccino al 66,49% dei suoi abitanti). I lombardi bagnano il naso anche all'Austria (che resta ferma al 57,76%), agli Stati Uniti di Biden (che si fermano al 55,71%) e alla Svizzera (che registra una percentuale del 52,49).

 

 

Se, invece, il raffronto è con la media dell'Unione Europea (57,01%), vien fuori che lo scarto è di quasi venti punti percentuali: in favore di Milano e dintorni, s'intende. Vero, qualche assestamento (all'inizio della campagna) c'è stato. E vero, la strada è ancora lunga. Però i risultati cominciano ad arrivare. Il discorso cambia, ma di poco, guardando alle somministrazioni ogni 100mila abitanti: quella classifica la vince Israele, con un rapporto di 127,64. Seguono l'Inghilterra di Boris Johnson (122,62) e la Danimarca di Mette Frederiksen (118,59). In quarta posizione, tuttavia, sbuca di nuovo la regione di Fontana, che con i suoi 115,43 vaccini batte Spagna, Paesi Bassi, Portogallo e mezza cartina geografica. Compresa l'Italia che non se la cava male, come media nazionale, si piazza a metà, lascia indietro Cina e Germania, ma si assesta a 106,65 vaccini effettuati ogni 100mila persone, dieci in meno di quanti se ne fanno nel profondo Nord.

IN GIRO CON I CAMPER
Sui 3.117 nuovi casi registrati ieri in tutto il Paese, alla Lombardia ne toccano "appena" 177: intendiamoci, son sempre troppi, aspettiamo il momento in cui non ci sia più nulla da contare, ma sono anche lontani anni luce dai numeri a quattro zeri che si toccavano appena un anno fa. Perché il segreto (che poi segreto non è) è nei vaccini e in una campagna capillare che riesce a intercettare anche più scettici. Fontana e i suoi - a cominciare dall'assessore al Welfare lombardo Letizia Moratti (Forza Italia)- si son inventati l'impossibile: girano coi camper per le strade di Milano e dell'hinterland per convincere i sessantenni a metterci il braccio senza neanche dover passare per il disturbo della prenotazione; han messo in campo farmacisti, medici e pediatri; garantiscono il vaccino persino ai turisti di passaggio (per adesso ne han vaccinati oltre 1.600). Non sarà la ricetta perfetta, ma ha conquistato otto lombardi su dieci, che hanno aderito all'iniziativa, e ha permesso a sei cittadini su dieci di aver già completato l'iter, con tanto di richiamo e green pass nel portafogli. Quel numero sale al 99% se si considerano solo gli ultranovantenni. 

 

 

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