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Sara Pedri, la lettera della ginecologa prima di sparire: "Profondo stato d'ansia, vivo nel terrore. Situazione più grande di me"

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Sara Pedri è ancora scomparsa. Della ginecologa di 31 anni si è persa ogni traccia lo scorso 4 marzo. Di lei, ad oggi, ci sono solo alcune inquietanti lettere. Tutte dimostrano un turbamento interiore legato al reparto di Ginecologia, lo stesso dell'ospedale Santa Chiara di Trento in cui da tempo lavorava.  È il 3 marzo - il giorno prima della scomparsa - quando lo al fidanzato e alla sorella Sara annuncia di aver dato le dimissioni: "L'esperienza a Trento doveva essere formativa - scrive Sara nelle lettere diffuse dal settimanale Giallo - ma ha generato in me un profondo stato d'ansia, a causa del quale sono completamente bloccata e non posso proseguire". La giovane racconta di "aspettative deluse": "Non ho mai detto no, nonostante i molteplici imprevisti e i progetti incivili. È una situazione più grande di me". E ancora: "Con la fretta e la frenesia non si impara, i risultati ottenuti sono solo terrore (...). So che mi comprometto, ma ho bisogno di aiuto".

 

 

L'1 marzo la 31enne venne tasferita là dove era destinata fin dall'inizio: all'ospedale di Cles. Ma erano già troppi i dubbi: "La vita da ospedaliero non sarà per tutti e ne prendo atto - prosegue - ma io sono stata sfortunata a causa delle contingenze". Una vita difficile quella di Sara, che nel giro di pochissimo tempo aveva perso 6 chili, al punto da essere chiamata a colloquio con Saverio Tateo, primario dell'unità che lei nella mail di dimissioni chiama "sovrano illuminato". Un messaggio che ora è agli atti degli ispettori mandati a Trento lo scorso 6 luglio dal ministro Roberto Speranza che indagano se in reparto il clima era davvero "malsano" come denunciato dai familiari di Sara e da altri sanitari.

 

 

Intanto proseguono le ricerche. Il fiuto dei cani molecolari ha portato gli agenti all'inizio del ponte di Mostizzolo, poco distante dal luogo dove il 4 marzo scorso era stata trovata l'auto di Sara. Le unità cinofile avevano concentrato il loro lavoro anche nella zona di un dirupo, alto una cinquantina di metri, a cui si accede dalla pista ciclabile ma nessun corpo è stato trovato. 

 

 

 

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