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Non solo generale Figliuolo, ecco chi sono i 3mila alpini che hanno salvato l'Italia: tutti i loro segreti

Massimo Sanvito
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Ci volevano gli alpini per sbrogliare la matassa. Prendere in mano il pallino del gioco in una partita molto intricata e mettere la palla in rete. Il generale Figliuolo, penna nera di lungo corso, fiero con le sue stellette sulla divisa (non ce ne voglia la Murgia...) ci aveva subito tranquillizzato. Era bastata la sua presenza in tv e sui giornali.

Poche parole e tanti fatti, lo abbiamo pensato tutti. E infatti i numeri gli hanno già dato ragione. Perché se la campagna vaccinale sta funzionando come un ingranaggio perfetto, salvando vite umane e svuotando le terapie intensive, lo dobbiamo proprio agli alpini. Quando il paese era in preda al caos per l'incapacità del super commissario Arcuri sono arrivati loro a mettere ordine, con metodo e disciplina. 

 

TRIAGE E TAMPONI
Un po' di cifre, giusto per rendere l'idea del lavoro abnorme messo in campo dai fantastici volontari raggruppati sotto il cappello della sezione di Protezione Civile dell'Ana, l'Associazione nazionale alpini, anche se non bastano dati e tabelle per dare contezza di ciò che questo glorioso corpo ha saputo offrire e che - siamo certi - saprebbe offrire in ogni circostanza. Spulciando il portale VolA, che dal 2016 gestisce gli iscritti, fino al 19 maggio (ultimi numeri disponibili) si sono registrate 54 attività a supporto delle vaccinazioni, 2.643 volontari impegnati su 9.927 turni per 10.094 giornate. Un servizio impeccabile, di cuore e di sostanza, che si somma a tutto ciò che è venuto prima: montaggio delle tensostrutture per triage e tamponi, trasporto delle mascherine e dei dispositivi di protezione, interventi di sanificazione e di aiuto alla popolazione, rifornimento di generi alimentari per la popolazione più bisognosa, supporto in denaro e in beni di prima necessità a residenze per anziani e per disabili. 

 

Quattro sono i raggruppamenti dell'Ana impegnati in ogni angolo d'Italia per combattere una guerra senza colpi di mortaio e sventagliate di mitragliatrici, ma contro un nemico subdolo che da oltre un anno e mezzo ci tiene sotto scacco. Il primo, coordinato da Paolo Rosso, è attivo in Valle d'Aosta, Piemonte e Liguria. Da inizio anno ha totalizzato la bellezza di 3.000 giornate per ogni suo uomo solo per il capitolo vaccini. Oltre ai servizi nei centri grandi e piccoli delle tre regioni, gli alpini del primo raggruppamento accompagnano quotidianamente medici e infermieri a casa delle persone più fragili per immunizzarle. Il secondo raggruppamento (Lombardia ed Emilia-Romagna), coordinato da Ettore Avietti, oltre che per la costante e assidua presenza nei centri vaccinali più grandi del paese - su tutti quello del Palazzo delle Scintille a Milano - si è distinto per la quantità esagerata di asfalto percorso per i trasporti con mezzi articolati: 17.000 chilometri da gennaio ad aprile. Il drive-in di Trenno, voluto a tutti i costi dal generale Figliuolo, grazie al loro impegno è diventato un simbolo dell'eccellenza sanitaria di Regione Lombardia, perché qui sono impegnate a turno tutte le sezioni lombarde degli alpini. 

DIVISIONI
Il terzo raggruppamento, invece, quello del Triveneto che comprende Veneto, Friuli Venezia-Giulia e Trentino Alto Adige, coordinato da Andrea Da Broi, ha impegnato 1.600 volontari per 5.075 giornate. La chicca è rappresentata sicuramente dal magazzino di Campiglia dei Berici (Vicenza), dove è stato allestito, in collaborazione con la Sanità Alpina, un centro vaccinale dedicato all'immunizzazione di tutti i volontari della Protezione Civile veneta, autorizzato e certificato dall'Asl e gestito interamente dall'Ana. Infine, il quarto raggruppamento coordinato da Sauro Lambruschi, che comprende il resto d'Italia. Tra le sezioni impegnate nell'assistenza ai punti vaccinali, quelle di Firenze, Massa Carrara-Alpi Apuane, Marche, Molise, Sardegna e l'Abruzzi, i cui volontari con 175 giornate di lavoro e con il supporto del battaglione Vicenza del 9^ Alpini hanno dato un contributo determinante per l'allestimento del centro "Val Pescara" che serve 25 Comuni. 

 

In totale, le sezioni dell'Italia peninsulare si sono smazzate 3.600 giornate di lavoro. E allora dobbiamo toglierci il cappello di fronte a questi uomini meravigliosi. Uomini che agli inizi della pandemia, in soli sette giorni, hanno realizzato un ospedale all'interno della Fiera di Bergamo. Uomini che hanno riattivato cinque ospedali dismessi in Veneto e due in Piemonte. Uomini che a Schiavonia hanno montato un grande ospedale da campo donato dal Qatar. Uomini che ci stanno salvando dal covid, a cui va il nostro infinito grazie.

 

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