Andrea Crisanti e la variante Delta: "In Italia decisioni politiche per favorire il contagio". Accusa sconcertante: disastro a settembre
"Stiamo aprendo la strada a variabili più resistenti". Andrea Crisanti, virologo e professore ordinario di Microbiologia a Padova, è uno dei massimi interpreti del "terrorismo psicologico" sul Coronavirus, suo malgrado. O perlomeno così viene considerato da molti telespettatori, ormai abituati a vederlo imperversare in tv fin dai tempi di Vo' Euganeo (al tempo era il consigliere del governatore leghista del Veneto Luca Zaia nella gestione dell'emergenza), ma anche qualche collega vip non lesina critiche alle sue sparate da Cassandra.
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Intervistato dalla Stampa, il professore avverte: "Non siamo sulla buona strada per l'uscita dalla pandemia, anzi continuando così stiamo creando il terreno per una nuova variante del tutto resistente ai vaccini". La notizia, pessima, arriva da Israele: il vaccino Pfizer avrebbe circa il 30% in meno di protezione rispetto alla variante Delta, destinata a diventare la predominante al mondo nel giro di qualche settimana. Significa che anche i vaccinati possono venire contagiati, certo con una comunque bassa probabilità di finire in ospedale ma con una alta possibilità di trasmetterlo ad altri soggetti, magari più a rischio. "Per i non vaccinati si fa dura, perché sono più esposti al virus. Per i vaccinati invece resta importante mantenere le misure di sicurezza, perché esiste la possibilità di reinfettarsi", ammonisce Crisanti.
Per gli anziani e i soggetti fragili, "l'immunità può durare di meno, rendendo auspicabile una terza dose". Anche la durata dell'immunità resta ignota: "Dopo otto mesi non ne sappiamo nulla. È quella che gli inglesi definiscono terra incognita". Oltre alla variante Delta, all'orizzonte si profila anche quella Epsilon, la "californiana": "Sembra pericolosa, ma deve ancora dimostrare sul campo la sua capacità trasmissiva. Ci potrebbe essere in futuro una nuova variante che combini contagiosità della Delta e resistenza della Epsilon". Sarebbe un bel guaio, perché ci costringerebbe a ricominciare da capo: "Si aggiornano i vaccini, si mette in campo un tracciamento vero e, mi permetto di aggiungere, si mandano a casa gli attuali politici". Secondo Crisanti, gli unici modelli vincenti nella lotta al virus sono "Taiwan, Singapore, Australia e Nuova Zelanda", mentre la Cina "è un regime opaco, senza dati certi". L'Italia? "Non contrasta il contagio per decisioni politiche che rifiuto di commentare". Il sospetto del professore è che per non abbattere ripresa e turismo si stiano allargando le maglie in maniera aventata. "Come l'anno scorso del resto, sottovalutando i rischi per l'autunno. L'Italia era e rimane in una condizione di vulnerabilità. Il tracciamento all'italiana non funziona". "La curva cresce - conclude -, frenata dal caldo e dai vaccini, anche se la popolazione è ancora troppo poco protetta. A settembre avremo un ritorno dei contagi più evidente".