Ddl Zan, la nota del Vaticano: Mario Draghi sapeva della contrarietà. Disegno di legge da stracciare?
Il Vaticano contro il ddl Zan. Era una cosa risaputa. Il 17 giugno una nota verbale consegnata dal cardinale Paul Richard Gallagher, per via dell'ambasciatore italiano presso la Santa Sede Pietro Sebastiani e direttamente al ministero degli Esteri, a Palazzo Chigi e al Quirinale, metteva nero su bianco la contrarietà alla legge contro l'omotransfobia. La segreteria di Stato vaticana - è il passaggio cruciale riportato dal retroscena del Corriere della Sera - "auspica che la parte italiana possa tenere in debita considerazione le argomentazioni e trovare così una diversa modulazione del testo continuando a garantire il rispetto dei Patti lateranensi".
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Non ci sono dubbi dunque: il governo deve trattare. E lo dirà Mario Draghi stesso in Parlamento spiegando che "dovranno essere valutati gli aspetti segnalati da uno Stato con cui abbiamo rapporti diplomatici". Uno Stato che teme la perdita delle "libertà assicurate alla Chiesa e ai suoi fedeli". Il caso però è più complesso del previsto, visto che il disegno di legge ha già ricevuto il via libera alla Camera.
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Il premier si trova tra l'incudine e il martello, dove al centro ci finiscono anche i partiti, chi schierato a favore e chi contro. In particolare nella disputa si alleano rispettivamente Movimento 5 Stelle e Partito democratico da una parte e centrodestra (Lega, Fratelli d'Italia e Forza Italia) dall'altra. L'unica soluzione? Prendere tempo. Ed è quello che ci si aspetta dal presidente del Consiglio che nella giornata del 23 giugno dovrà riferire in Parlamento. Magari consentendo ai gruppi della larga maggioranza di lavorare a un compromesso su un testo che è diventato terreno di scontro politico. E che peraltro non avrebbe i numeri per essere definitivamente approvato.
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