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Funivia Stresa Mottarone, "lo sapevano tutti": da quanto tempo usavano i 'forchettoni', una strage annunciata

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Oggi, sabato 29 maggio, è il giorno dell’interrogatorio di garanzia delle tre persone che la Procura considera a vario titolo responsabili della strage della funivia Stresa Mottarone, costata la vita a quattordici persone. Si tratta di uno snodo essenziale per il proseguo delle indagini: saranno ascoltati Luigi Nerini, proprietario di Ferrovie del Mottarone; Enrico Perocchio, direttore dell’esercizio; Gabriele Tadini, capo del servizio. Finora il procuratore Olimpia Bossi si è mossa con idee chiare e polso fermo, iniziando a dare risposte ai tanti interrogativi: a partire da quello del ‘forchettoni’, i dispositivi che bloccano l’entrata in funzione dei freni di emergenza, che sarebbero stati utilizzati dalla fine di aprile per non ricorrere alla costosa manutenzione e continuare ad utilizzare la cabina. 

Tanti tra gli operatori che si sono alternati nella gestione della funivia avrebbero potuto sapere: addirittura gli investigatori sospettano che i ‘forchettoni’ sarebbero stati messi dallo scorso ottobre. Il capo servizio Tadini ha ammesso di aver condiviso la decisione sia con Perrocchio che con Nerini, che gli avrebbero anche detto di non fermare la funivia per la lunga e costosa manutenzione necessaria per evitare “ripercussioni di carattere economico”. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, i pm di Verbania sono rimasti piuttosto sorpresi dal comportamento Nerini e Perrocchio, che “non hanno avuto un atteggiamento resipiscente” nonostante domenica mattina avessero visto con i loro occhi i corpi delle vittime straziati, sbalzati fuori dalla cabina o incastrati nella stessa. 

“Lo sapevano tutti” che quella cabina non funzionava bene, ha raccontato Tadini: e i pm gli credono perché sarebbe illogico pensare che un dipendente decida da solo su una cosa così delicata e rischiosa, tra l’altro senza trarne alcun reale vantaggio. Nerini viene descritto non come un semplice titolare, ma come “operativamente e quotidianamente coinvolto nelle operazioni di funzionamento” e con un “interesse imprenditoriale ed economico” a forzare le procedure di sicurezza. 

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