Brescia, concime finto e tossico sparso sui campi. L'intercettazione choc: "Pensa a quelli che mangiano questa roba"
La Wte, azienda di trattamento rifiuti con tre impianti nel bresciano è finita nel mirino della Procura di Brescia per le centinaia di migliaia di tonnellate di materiali spacciati e venduti per oltre 12 milioni di euro come fertilizzanti, che in realtà erano veri e propri fanghi tossici che venivano sparsi nei terreni agricoli del Nord Italia. Gli indagati sono 15. La Procura aveva chiesto l'arresto in carcere per sei e i domiciliari per due. Il gip ha però rigettato le richieste perché dopo una perquisizione dei carabinieri forestali nell'agosto 2019, "non vi è prova inequivocabile che il metodo organico e coerente del traffico illecito di rifiuti che era attuato in modo pedissequo nell'arco temporale 1 gennaio 2018-6 agosto 2019, in epoca successiva e fino alla data odierna sia stato perpetuato con eguale valenza delittuosa", riporta il Fatto quotidiano.
Invece per gli inquirenti sarebbe dovuto finire in carcere pure Antonio Carucci, laurea in Scienze geologiche e in Wte dal settembre 2017. È lui a dire il 31 maggio 2019 in una telefonata intercettata: "Io ogni tanto ci penso, cioè, chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuto sui fanghi". Risposta dell'interlocutore: "Non è vero che non avete fatto male a nessuno, perché l'ambiente l'avete disintegrato voi". Per il gip "Carucci anche per le sue competenze tecniche, non ignorava il grave pregiudizio per l'ambiente e la salute umana cagionato dallo sversamento degli pseudogessi di Wte. Però, lungi dal rimeditare la sua condotta e vergognarsene, ne faceva argomento per battute sarcastiche con i suoi interlocutori al telefono". Come quando, in merito ai fanghi non trattati, una collega gli dice al telefono: "Lo facciamo per il bene dell'azienda" e lui replica: "Siamo talmente aziendalisti da non avere più pudore".
È lo stesso dipendente dell'azienda bresciana che secondo le indagini "si spendeva anche in prima persona per contattare, con insistenza, i singoli agricoltori più diffidenti per persuaderli ad accettare lo spandimento dei fittizi gessi di defecazione di Wte srl sui propri terreni". I residenti di Calcinato e Quinzano D'Oglio da tempo protestano per gli odori derivanti dalla produzione dei finti gessi di defecazione. "L'odore è putrefatto di gas che ti fa bruciare la gola e piangere gli occhi. Purtroppo se ti entra in casa impregna i vestiti e bisogna aspettare un po' di tempo prima che vada via", racconta un residente il 19 ottobre 2018 sentito dagli inquirenti. "Dormiamo e ci svegliamo come se fossimo in una fogna" scrivevano gli abitanti di Calcinato il 16 aprile 2015. Nell'ordinanza del Gip si legge che "a partire dal 2011 e fino ad aprile 2020 si susseguivano numerosissimi e costanti segnalazioni all'Arpa e in Procura da parte della cittadinanza esasperata per l'acredine, l'inesauribilità e la persistenza degli effluvi, fonte di inaccettabile disagio".