Funivia Stresa Mottarone, la procura: "Ipotesi di attentato colposo alla sicurezza dei trasporti, perché il freno non ha funzionato"

lunedì 24 maggio 2021
 Funivia Stresa Mottarone

 Funivia Stresa Mottarone

2' di lettura

Perché il sistema di freni di emergenza non ha funzionato? A questo fondamentale interrogativo cercherà di dare una risposta la Procura di Verbania per l'incidente avvenuto alla funivia sul Mottarone a Stresa, che ha provocato la morte di 14 persone. "Partiamo da una evidenza empirica, il cavo si è tranciato e il sistema di freni di sicurezza, pacificamente, non ha funzionato", spiega il procuratore di Verbania che coordina le indagini, Olimpia Bossi. "Ha funzionato invece per l'altra cabina, che si è bloccata", specifica. L'intenzione della Procura di Verbania è indagare anche per attentato colposo alla sicurezza dei trasporti.  "Anche se un po' anomala la funivia è un mezzo di trasporto", specifica Bossi parlando con i giornalisti in Procura. Al momento nessuna persona è stata iscritta nel registro degli indagati. Mentre i reati per i quali si procede sono omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.

Gli investigatori, che hanno messo sotto sequestro l'area, lavoreranno anche sulla documentazione dell'autunno scorso relativa ai controlli magnetoscopici dei cavi e chiederanno una serie di perizie. C'è un solo superstite, il piccolo Eitan, 5 anni, che lotta per la vita all'ospedale infantile Regina Margherita di Torino: a salvarlo, con ogni probabilità, sarebbe stato il suo papà, morto nel disastro: “Per essere riuscito a sopravvivere al terribile impatto è probabile che il padre, che era di corporatura robusta, abbia avvolto con un abbraccio suo figlio", specificano fonti mediche del Regina Margherita a La Repubblica.

Le sue condizioni sono gravi, ma stabili. "In questo momento è monitorato, resta in prognosi riservata e lo resterà per le prossime 48 ore" dice il direttore generale della Città della Salute di Torino, Giovanni La Valle. "Un dramma nel dramma". "La giornata di ieri è stata difficile dal punto di vista empatico ed emozionale, nonostante in ospedale si vedano tutti i giorni situazioni particolarmente drammatiche. Siamo rimasti tutti coinvolti come se fossero figli nostri". "La famiglia è qui, in ospedale, ma ha chiesto in questo momento il massimo riserbo, è in lutto per quello che è successo e in ansia per il bambino, non vuole per questo rilasciare alcuna dichiarazione" aggiungendo che chiedono di pregare con loro. Il piccolo "è sedato e intubato - ha spiegato Giorgio Ivani, direttore della rianimazione del Regina Margherita - ieri sera ha fatto un intervento per mettere in sicurezza le fratture che aveva agli arti inferiori e superiori, ora resta sedato e addormentato nel corso della giornata faremo risonanza magnetica per valutare le condizioni del cervello. Per ora è presto per dire se ci siano danni permanenti".