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Vaccino, Nicola Zingaretti nel mirino dei Cobas: "Non siamo cavie", ricorso al Tar contro il richiamo ritardato

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Finisce davanti al Tar la vicenda della seconda dose "post-datata" per il richiamo Pfizer che, da lunedì 17 maggio 2021, verrà fatta slittare dalla Regione Lazio da 21 giorni a 35. Secondo quanto riporta il Tempo, i Cobas hanno annunciato battaglia legale, chiedendo che venga rispettato il consenso informato firmato dagli assistiti al momento dell'inoculazione della prima dose, il quale indicava "3 settimane, non le 5 diluite adesso". Per questo motivo diversi "cittadini del Lazio si sono organizzati spontaneamente su un gruppo Facebook e hanno deciso di ricorrere al Tar, centinaia sono le adesioni e i legali assicurano la fondatezza del ricorso" ha annunciato Francesco Iacovone, del Cobas nazionale. 

"I cittadini non sono cavie da laboratorio - sottolinea Iacovone - non c'è alcuno studio scientifico alla base della decisione e della relativa circolare della Direzione Regionale. Ci sono gli estremi per un'azione legale, il consenso informato è vincolante e sia Aifa che Ema raccomandano il richiamo per Comimaty dopo tre settimane. Siamo certi che a noi si uniranno molti altri, stanchi di essere usati dalla propaganda, e che non vogliono subire le decisioni antiscientifiche, perché il vero dramma sarebbe quello di ampliare il fronte NoVax. E il nostro Paese, che ha sofferto più di altri gli effetti nefasti della Pandemia, non se lo può permettere. La Regione Lazio cambi rotta e lo faccia in fretta". 

 

 

Della stessa opinione è il presidente di Realtà Sanitaria onus, Eugenio Pacifici: "Non c'è alcuno studio scientifico che sostenga la scelta del rinvio della seconda dose della vaccinazione" ha commentato Pacifici, chiedendo l'intervento diretto del premier Mario Draghi. Ma l'assessore laziale alla Sanità, Alessio D'Amato rimane fermo della decisione, nonostante le perplessità sul passaggio da 21 a 35 giorni espresse dalla stessa Pfizer: "Le parole della direttrice sanitaria di Pfizer non mi sorprendono, l'oste è normale che dica che il suo vino è buono" ha dichiarato Alessio D'Amato.

"Il problema qui è un ordine di sanità pubblica per avere un duplice obiettivo: aumentare la platea dei soggetti vaccinati, dove sostanzialmente non cambia l'efficacia della protezione, perché noi abbiamo oramai sperimentazioni sul campo condotte su migliaia di utenti in cui già dopo la prima dose la protezione è già oltre l'80%. Credo -prosegue D'Amato- che in una situazione come quella attuale, ancora di transizione come questo mese di maggio, in cui non abbiamo ancora tutte le dosi, perché nonostante gli sforzi encomiabili del generale Figliuolo le avremo a disposizione solo a giugno, io penso che la strategia di aumentare la platea è una strategia importante". 

 

 

L'unico dietrofront dell'assessore alla Sanità arriva invece sugli open-days vaccinali. Inizialmente bollata come "fake news" ogni notizia a riguardo dalla stessa Regione, oggi verranno comunicate sui canali istituzionali "tutte le informazioni relative alla modalità di accesso all'Open Day AstraZeneca con ticket virtuale che si svolgerà sabato 15 e domenica 16". Per ferragosto, l'assessore spera di riuscire a raggiungere l'immunità di gregge nella propria Regione: "Dipende dalle forniture di vaccini, ma ritengo che possa arrivare a metà agosto" conclude Alessio D'Amato. 

 

 

 

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