Mauro Romano, il drammatico sospetto dei pm: "omertà dei testimoni di Geova" e inquinamento delle prove
Caso archiviato. "Occorre rilevare non solo il clima di latente omertà emerso nella comunità religiosa, ma anche l'inevitabile inquinamento delle prove connesso al tempo trascorso dal fatto", scrive la Procura di Lecce nella richiesta di archiviazione del procedimento aperto per sequestro di persona nell'inchiesta su Mauro Romano, il bambino di Racale, scomparso a 6 anni il 21 giugno 1977. Riporta il Tempo che per prescrizione, la pm ha chiesto l'archiviazione nei confronti dell'ex barbiere Vittorio Romanelli, 80 anni, nato a Brindisi e residente a Racale, al quale era stato notificato l'avviso di conclusione indagine per sequestro del bambino. La richiesta di archiviazione è del 19 aprile e nei giorni scorsi è stata notificata alla famiglia di Mauro Romano.
Nel provvedimento la pm ricorda che del bimbo si perdono le tracce quando i genitori Bianca Colaianni e Natale Romano partono per un funerale. "A seguito di richieste estorsive avanzate ai genitori, veniva condannato Antonio Scala per il reato di tentata estorsione continuata aggravata", scrive la pm. "Non si riusciva a provare alcun coinvolgimento dello stesso nell'eventuale rapimento del bambino". "Solo il 6 maggio 2010 i genitori sporgevano denuncia", si legge ancora, "gli stessi specificavano di essersi determinati a farlo solo in quel momento, perché prima erano stati impossibilitati dalla loro appartenenza alla congregazione dei testimoni di Geova".
I genitori "riferivano di aver ricevuto, intorno all'anno 1998, delle confidenze dal figlio di Vittorio Romanelli, che aveva la stessa età di Mauro Romano, il quale avrebbe detto loro che il giorno della scomparsa, stava giocando assieme a Mauro, quando quest' ultimo era stato preso da un uomo di grossa stazza che lo aveva portato in auto al cui interno c'era un uomo di corporatura esile". "I due denuncianti, inoltre, riferivano che Antonio Casarano (nel frattempo morto e che all'epoca faceva parte della stessa congregazione) aveva svolto indagini private e aveva scoperto che a rapire il figlio era stato Vittorio Romanelli che, oltre a essere un fratello testimone di Geova, frequentava spesso la loro casa".
La pm cita i nomi delle persone ascoltate, partendo dal figlio di Vittorio Romanelli il quale "negava di aver fatto le confidenze ai genitori di Mauro"». Il gip il 28 febbraio 2012 ha disposto l'archiviazione del procedimento. Le indagini a carico di Vittorio Romanelli vengono aperte il 20 gennaio 2020 dopo una nuova denuncia presentata dai genitori di Mauro. E vengono aperte anche quelle a carico di Antonio Scala, condannato poi per violenza sessuale a 10 anni di reclusione in un'altra inchiesta. È a questo punto che vengono autorizzate intercettazioni telefoniche e ambientali.
Per la pm bisogna rilevare sia il clima di omertà che l'inquinamento delle prove, "anche in relazione al condizionamento reciproco derivante dai commenti fatti in paese e nella congregazione dei testimoni di Geova, oltre che nelle varie trasmissioni televisive nelle quali, anche di recente, si è parlato del fatto". Quanto alle intercettazioni, la pm ha scritto: "Rilevanti sono le conversazioni dalle quali emerge la preoccupazione della moglie di Vittorio Romanelli che, allorquando venivano convocati dai carabinieri, indottrinava i congiunti e si raccomandava affinché rimanessero calmi". Quindi la conclusione della pm: "Non può non evidenziarsi come il corpo del piccolo Mauro non sia mai stato trovato, né dalle indagini emerso alcun elemento dal quale poter dedurre che lo stesso sia stato ucciso o sia comunque morto. Pertanto l'unico reato in astratto ascrivibile a Vittorio Romanelli risulta ampiamente prescritto".
Per quanto riguarda invece la pista araba, "l'incontro tra la mamma di Mauro e lo sceicco ci sarà". Conferma l'avvocato. La mamma Bianca Colaianni, nei giorni scorsi, aveva chiesto a Mohammed Al Habtoor un incontro per avere la possibilità di guardarlo negli occhi. La donna sostiene che quell'uomo che vive e lavora Dubai abbia qualcosa in comune con suo figlio: lo sguardo e due cicatrici, una sulla mano destra e l'altra sul sopracciglio sinistro.
Riceviamo e pubblichiamo dall'ufficio stampa dei Testimoni di Geova:
Da quanto abbiamo appreso dai giornali, purtroppo le indagini disposte a seguito della riapertura del caso non hanno fatto luce sulla scomparsa del piccolo Mauro Romano.
Ci preme ribadire a beneficio della stampa, come già chiarito agli organi inquirenti, che i Testimoni di Geova non impediscono affatto ai fedeli di denunciare alle autorità un’eventuale condotta criminosa che riguarda un componente della comunità religiosa. Al contrario, i Testimoni incoraggiano a rispettare le autorità e a collaborare con esse. Nelle questioni private ciascun fedele decide personalmente se e quando procedere con una eventuale denuncia o querela. Questo è stato ribadito più volte, sia prima che dopo il 1977, nelle nostre pubblicazioni ed è facilmente riscontrabile nel nostro sito ufficiale jw.org.
Collegare pertanto il ritardo delle indagini a una presunta “latente omertà” della confessione religiosa dei Testimoni di Geova è un esercizio scorretto che infanga il buon nome di una religione i cui componenti sono “noti […] per i loro alti valori morali” (treccani.it).