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Amara, Davigo e Csm, interviene Marta Cartabia: la telefonata al procuratore generale Salvi

Marta Cartabia

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Ora interviene Marta Cartabia. Ieri sera 3 maggio il ministro della Giustizia ha telefonato al procuratore generale della Cassazione per confrontarsi sulla nuova bufera che ha interessato il Consiglio superiore della magistratura. La Guardasigilli e Giovanni Salvi, secondo quanto riferiscono fonti di via Arenula, hanno fatto il punto della situazione e convenuto che sia la Procura generale a valutare ora iniziative disciplinari, già preannunciate. La Cartabia segue con attenzione gli sviluppi della vicenda dei verbali di Piero Amara, che ha investito il Csm e su cui sono al lavoro anche più Procure, si apprende inoltre da fonti del ministero. 

Intanto, il procuratore di Milano Francesco Greco sta preparando una relazione dettagliata da inviare al Csm per ricostruire tutte le fasi della gestione dei verbali degli interrogatori dell'avvocato siciliano Amara, già condannato per corruzione in atti giudiziari e indagato per il 'falso complotto' all'interno dell'Eni. Le informazioni, con ogni probabilità, saranno condivise anche con la Procura di Brescia che a breve potrebbe aprire un fascicolo per capire come siano andate le cose tra Greco e il pm Paolo Storari. Tra i titolari dell'inchiesta su Amara, il magistrato di fronte a quelle che percepisce come inerzie ingiustificate dei vertici della Procura a fare accertamenti formali sulle dichiarazioni dirompenti dell'avvocato siciliano, decide di “autotutelarsi”. E nell'aprile 2020 invia i verbali degli interrogatori, secretati, all'allora consigliere del Csm Piercamillo Davigo.

Uno strappo che si sarebbe consumato dopo almeno 4 mesi di richieste e sollecitazioni da parte del pm Storari ad approfondire le affermazioni e gli scenari – definiti in ambienti giudiziari simili “all'inferno” - tracciati da Amara. Tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020, il legale aveva parlato davanti all'aggiunto Laura Pedio e al pm Storari, titolari delle indagini con l'aggiunto Fabio De Pasquale, della loggia Ungheria. Un'organizzazione segreta di cui farebbero parte magistrati, alti ufficiali delle forze dell'ordine, avvocati e imprenditori e che sarebbe in grado di condizionare nomine e affari.

Tra le rivelazioni di Amara, anche dettagli su una importante consulenza legale affidata all'ex premier Giuseppe Conte dalla società Acqua Marcia grazie ad una “segnalazione”. L'unico modo per fare luce su quelle dichiarazioni dirompenti, è la tesi del pm Storari, è indagare in maniera tempestiva e approfondita con l'obiettivo di capire nel più breve tempo possibile se abbiano una qualche fondatezza. O se al contrario sei verbali contengano affermazioni diffamatorie.

Di fronte a quella che ritiene essere una lentezza nell'effettuare iscrizioni nel registro degli indagati da parte dei vertici della Procura - sollecitati anche con numerose email inviate al procuratore Greco - il pm decide di investire della vicenda il Csm. Una procedura indicata dallo stesso organo di autogoverno della magistratura con una circolare del 2014, che Storari, da quanto si è saputo, avrebbe seguito anche se senza fare un invio formale di tutto il materiale raccolto. Ricostruzione, questa, che il magistrato è pronto a ripetere anche davanti al Csm o alla procura di Brescia, se dovesse avviare un'inchiesta.

In ambienti giudiziari milanesi, però, è circolata anche un'altra ricostruzione della complessa vicenda che sta spaccando la Procura. Il fascicolo relativo al caso Amara è stato effettivamente trasmesso alla Procura di Perugia, competente per i reati commessi dai magistrati romani, nel gennaio del 2021, ma nell'anno trascorso dagli interrogatori del magistrato e l'invio degli atti ai pm umbri a Milano sono state fatte diverse attività e sono state indagate tre persone. Già a maggio 2020 i nomi dello stesso Amara, del suo ex collaboratore Alessandro Ferraro e del suo ex socio di studio, l'avvocato Giuseppe Calafiore comparivano nel registro degli indagati. Se di lentezza nelle indagini si può parlare, spiegano altre fonti, si tratta di rallentamenti al massimo di un paio di mesi che coinciderebbero con il periodo più critico della pandemia di Covid. Non solo. Tutti gli atti relativi alla vicenda Amara sono anche stati esaminati dall'aggiunto Maurizio Romanelli, a capo del dipartimento anticorruzione della procura milanese, nell'ipotesi di un possibile allargamento del pool che investigava sulla vicenda.

Dopo un incontro tra Greco e il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, i magistrati milanesi e quelli perugini nel settembre scorso hanno interrogato insieme Amara, prima che gli atti venissero stralciati e il fascicolo fosse inviato nel capoluogo umbro.

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