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Piercamillo Davigo e "il corvo della Procura di Milano". Verbali segreti, fughe di notizie e... Travaglio: regolamento di conti interno?

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Nuova bomba in arrivo sulla Procura di Milano: protagonisti, ancora una volta, l'ex consigliere del Csm Piercamillo Davigo, il procuratore capo Francesco Greco e il pm Paolo Storari. Secondo quanto appurato dal Corriere della Sera, quest'ultimo avrebbe consegnato a inizio 2020 dei verbali ancora segreti a Davigo "senza informare i propri capi e anzi allo scopo di tutelarsi da essi".

 

 

 


I documenti, scottanti, sono quelli relativi alle testimonianze rese davanti ai pm nel 2019, in 5 occasioni, dall'avvocato e faccendiere siciliano Piero Amara, finito al centro della rete di Luca Palamara, ex presidente dell'Anm radiato dalla magistratura e accusato di nomine pilotate in cambio di regali e favori. Amara era stato arrestato nel 2018 e indagato per depistaggi nell'inchiesta Eni e vari episodi di corruzione, e per questo le sue dichiarazioni vengono "congelate" dai pm che lo hanno ascoltato perché giudicate tutte da verificare. Tra quei pm c'è proprio Storari, che preme però per l'apertura di un fascicolo perché a suo dire in quelle testimonianze ci sono o reati gravissimi o, viceversa, calunnie da sanzionare. I suoi superiori invece tergiversano e così il magistrato decide di passare le carte, in gran segreto, proprio a Davigo, figura istituzionale in quanto membro del Csm.

 

 

 



Ma cos'aveva detto di tanto scottante Amara? Aveva riferito di casi di corruzione di magistrati e sosteneva di essere membro di una potentissima loggia segreta di toghe, "Ungheria". e di aver "raccomandato" l'allora premier Giuseppe Conte "per fargli ottenere nel 2012 e 2013 consulenze dal Gruppo Acqua Marcia Spa per 400mila euro", ricorda il Corsera. Roba pesante. A questo si aggiunge un ulteriore, torbido dettaglio: Marcella Contraffatto, impiegata del Csm nella segreteria di Davigo, avrebbe fatto girare quei verbali segreti in varie redazioni di quotidiani sotto forma anonima, pressando per farli pubblicare. Al Fatto quotidiano, temendo di essere finiti al centro di ricatti incrociati, decidono insieme al direttore Marco Travaglio di rispedire tutto alla Procura di Milano. Ora la Contraffatto, "il corvo della Procura", è indagata per calunnia. "Per conto di chi si è mossa? Qual è il reale obiettivo del corvo?", si chiedono Luigi Ferrarella e Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera, che dopo aver contattato Davigo ottiene risposte lapidarie: "Sì", Storari gli ha  passato quelle carte e "no", non è violazione del segreto in quanto lui era componente del Csm. "Ho informato chi di dovere", si limita a sottolineare senza voler specificare se si trattasse del vicepresidente Ermini o dell'ufficio di presidenza del Csm.

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