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Roma, scandalo a cielo aperto: "Come Wuhan". Scarafaggi ed escrementi, chiuso il mercato

Andrea Morigi
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Magnificato dai gourmet come il top dell'esotismo, il cibo dell'Esquilino, il quartiere più multietnico di Roma, veniva conservato fra scarafaggi, volatili ed escrementi di topo e piccione. Un letamaio che si estendeva per quattromila metri quadrati e che ieri è stato sigillato dalla polizia locale dopo l'intervento del personale del Sian, il servizio di igiene degli alimenti e nutrizione, della Asl che ha emesso il provvedimento di chiusura. Altro che la sanificazione, le mascherine e il liquido igienizzante per le mani imposti agli italiani dall'emergenza sanitaria. Per gli stranieri, almeno fino a ora, le regole non valevano.

 

 

SENZA REGOLE
Nemmeno per i parrucchieri e gli acconciatori. Ieri, in un'altra operazione di controllo è stato chiuso, per tre giorni, un negozio dove sono state trovate tre persone che lavoravano oltre a sei clienti, tra chi stava facendosi tagliare i capelli e chi era in attesa. La struttura è stata trovata priva di disinfettanti, di agende che riconducessero ai nominativi e ai telefoni dei clienti che hanno frequentato il posto e si è verificato che non si utilizzavano asciugamani monouso. Il titolare, un uomo di 35 anni, si è beccato una multa di mille euro per l'assenza di un direttore tecnico presente in loco e per violazione delle normative anticovid. Per un lavoratore in nero sono in corso ulteriori accertamenti.

 

 

Ormai la zona che va dalla Stazione Termini alla basilica di Santa Maria Maggiore, popolata da cinesi, indiani, pakistani, maghrebini e ogni sorta di comunità di immmigrati, era stata sottratta alla civiltà da cui era stata suscitata. Ed era iniziata l'agonia, che l'ha trasformata in una fogna a cielo aperto, anche a causa dei pozzetti di scarico fatiscenti e ostruiti da residui e scarti alimentari. Un ricettacolo di infezioni e malattie, viste le condizioni strutturali e infrastrutturali del mercato che, nel loro complesso, sono risultate inadeguate e dannose per la salute pubblica. Niente più kebab e sapori orientali, insomma. Eppure, proprio a due passi da casa, nella Capitale, avevamo a disposizione un mercato simile a quello cinese di Wuhan, dal quale era partito il primo contagio da coronavirus che in seguito ha ucciso poco meno di 3 milioni di persone in tutto il mondo e minaccia una strage ancora più estesa. A Roma mancavano solo i pipistrelli e i pangolini, ma la fauna che circolava era altrettanto pericolosa.

 

 

BLITZ ELETTORALE
Visto che si approssimano le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco, al Campidoglio se ne sono accorti solo ieri, quando bastava passare là vicino, calpestando liquami di ogni genere, per essere investiti dai miasmi dello street food. I romani erano costretti a conviverci ormai da anni. E non potevano protestare se non volevano essere tacciati di razzismo. Ora non basterà un estemporaneo blitz di primavera per indurli a credere che la giunta Raggi abbia improvvisamente risolto il problema del degrado con una tardiva pulizia all'Esquilino.

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