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Roma, scandalo a cielo aperto: "Come Wuhan". Scarafaggi ed escrementi, chiuso il mercato
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Magnificato dai gourmet come il top dell'esotismo, il cibo dell'Esquilino, il quartiere più multietnico di Roma, veniva conservato fra scarafaggi, volatili ed escrementi di topo e piccione. Un letamaio che si estendeva per quattromila metri quadrati e che ieri è stato sigillato dalla polizia locale dopo l'intervento del personale del Sian, il servizio di igiene degli alimenti e nutrizione, della Asl che ha emesso il provvedimento di chiusura. Altro che la sanificazione, le mascherine e il liquido igienizzante per le mani imposti agli italiani dall'emergenza sanitaria. Per gli stranieri, almeno fino a ora, le regole non valevano.
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SENZA REGOLE
Nemmeno per i parrucchieri e gli acconciatori. Ieri, in un'altra operazione di controllo è stato chiuso, per tre giorni, un negozio dove sono state trovate tre persone che lavoravano oltre a sei clienti, tra chi stava facendosi tagliare i capelli e chi era in attesa. La struttura è stata trovata priva di disinfettanti, di agende che riconducessero ai nominativi e ai telefoni dei clienti che hanno frequentato il posto e si è verificato che non si utilizzavano asciugamani monouso. Il titolare, un uomo di 35 anni, si è beccato una multa di mille euro per l'assenza di un direttore tecnico presente in loco e per violazione delle normative anticovid. Per un lavoratore in nero sono in corso ulteriori accertamenti.
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Ormai la zona che va dalla Stazione Termini alla basilica di Santa Maria Maggiore, popolata da cinesi, indiani, pakistani, maghrebini e ogni sorta di comunità di immmigrati, era stata sottratta alla civiltà da cui era stata suscitata. Ed era iniziata l'agonia, che l'ha trasformata in una fogna a cielo aperto, anche a causa dei pozzetti di scarico fatiscenti e ostruiti da residui e scarti alimentari. Un ricettacolo di infezioni e malattie, viste le condizioni strutturali e infrastrutturali del mercato che, nel loro complesso, sono risultate inadeguate e dannose per la salute pubblica. Niente più kebab e sapori orientali, insomma. Eppure, proprio a due passi da casa, nella Capitale, avevamo a disposizione un mercato simile a quello cinese di Wuhan, dal quale era partito il primo contagio da coronavirus che in seguito ha ucciso poco meno di 3 milioni di persone in tutto il mondo e minaccia una strage ancora più estesa. A Roma mancavano solo i pipistrelli e i pangolini, ma la fauna che circolava era altrettanto pericolosa.
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BLITZ ELETTORALE
Visto che si approssimano le elezioni per il rinnovo del consiglio comunale e del sindaco, al Campidoglio se ne sono accorti solo ieri, quando bastava passare là vicino, calpestando liquami di ogni genere, per essere investiti dai miasmi dello street food. I romani erano costretti a conviverci ormai da anni. E non potevano protestare se non volevano essere tacciati di razzismo. Ora non basterà un estemporaneo blitz di primavera per indurli a credere che la giunta Raggi abbia improvvisamente risolto il problema del degrado con una tardiva pulizia all'Esquilino.
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