Mauro Romano è lo sceicco Al Habtoor? Sparito a 6 anni in Puglia, nuovo mistero: "Muro del silenzio, neanche una telefonata"
Si riaccende la speranza che Mauro Romano, scomparso nel lontano 1977, sia ancora vivo. Merito della tenacia della madre, Bianca Colaianni, che ha riconosciuto nelle due cicatrici dello sceicco Mohammed Al Habtoor i segni del figlio. "Nelle foto ho riconosciuto due cicatrici: una sul sopracciglio - spiega al Corriere della Sera -, l’altra sulla mano destra che si procurò con un ferro da stiro". A dare la conferma però solo l'esame del Dna che fino ad ora Mohammed, figlio del magnate Khalaf Al Habtoor nonché uno degli uomini più ricchi degli Emirati Arabi Uniti, ha rifiutato. Eppure Bianca non si arrende, perché "questi sono soltanto alcuni dei particolari in comune tra Mauro e quest’uomo, non possono essere soltanto delle coincidenze". La donna, assieme al marito, è pronta a partire per Dubai, "ma non possiamo andarci da soli. Siamo arrivati fin dove ci è stato consentito: non abbiamo alcun potere per andare oltre. È per questo che chiediamo che la vicenda sia presa in gestione dalle autorità". E ancora: "Finora abbiamo trovato davanti un muro enorme, solo silenzio. Speravamo almeno in una telefonata di conforto o anche per dirci che ci stiamo sbagliando. Niente".
"Chi ha sequestrato il piccolo Mauro". Un caso sconvolgente: la verità 43 anni dopo
Dal Medio Oriente, infatti, non sono mai state accolte le richieste dei coniugi Romano e del loro avvocato Antonio La Scala per una comparazione del Dna. Ad oggi però qualcosa sul caso del bimbo di Racale, nel Salento, rapito all’età di 6 anni e mai più ritrovato, potrebbe muoversi. L'indagine portata avanti dal pubblico ministero Stefania Minnini è stata riaperta lo scorso gennaio e questa volta indirizzata in un'altra strada: non più con la convinzione che Mauro sia necessariamente morto.
Dopo anni di depistaggi è stato infatti trovato il presunto sequestratore del piccolo, un ex barbiere di 79 anni, per il quale il gip dovrà decidere il rinvio a giudizio. Si tratta di un amico di famiglia che il giorno della scomparsa, secondo la Procura, fece salire Mauro sul suo Apecar e lo condusse nella sua casa estiva per farlo giocare con il figlio. Questo, sempre secondo l’accusa, in attesa di consegnarlo a due individui, a oggi rimasti sconosciuti, che lo prelevarono poi con la forza facendo sparire di lui ogni traccia.