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Coronavirus, lo studio: ecco i luoghi in cui il contagio è più probabile

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Vari studi sul Coronavirus, in vista delle prime riaperture del 19 aprile, analizzano i luoghi più a rischio di contagio. Stando all'aria aperta è quasi matematico che ci si salvi, in un ambiente al chiuso salgono le probabilità di venire infettati. Uno studio irlandese ha dimostrato come solo lo 0,1% dei casi totali in Irlanda da inizio pandemia siano riconducibili a contagi presi lontani dalle mura di casa o da luoghi chiusi. I dati sono stati resi noti dall'Health Protection Surveillance Center (HPSC), il Centro di sorveglianza per la protezione della salute irlandese.

 

 

 

Mentre un nuova pubblicazione del Centers for Disease and Control Prevention (CDC) degli Stati Uniti ha analizzato che la trasmissione attraverso il contatto con una superficie contaminata è molto rara: un caso ogni diecimila.  Il fatto che il virus permanga su una superficie non significa automaticamente infezione. "I ricercatori hanno stimato la probabilità di contagio con studi quantitativi di valutazione del rischio microbico", scrive il Giorno. Secondo uno studio cinese riportato dalla Bbc, sui mezzi pubblici sedersi nella stessa fila, fianco a fianco, comporta maggior pericolo. Meglio sedersi davanti o dietro: la presenza dello schienale funziona da barriera. Un vagone pieno di gente che parla ad alta voce sarebbe molto più pericoloso di un vagone in cui tutti sono chinati sullo schermo del loro cellulare.

 

 

 

 

Secondo invece uno studio della Tecnische Universität di Berlino condotto dall'Hermann-Rietschel-Instituts, andare nei teatri, cinema e musei non è così pericoloso. Neanche andare dal parrucchiere è così rischioso, un po' di più si rischia andando nei supermercati. Il plexiglass, per esempio, non influisce più di tanto. Infatti bar, ristoranti, palestre e alberghi, rivela la rivista Nature, sono tra gli ambienti più sensibili alla diffusione. "I luoghi critici sono gli ambienti chiusi di dimensioni ridotte e con limitata ventilazione, soprattutto con un tempo di permanenza elevato", ricorda Giorgio Buonanno, professore ordinario di Ingegneria tecnica ambientale all'Università degli Studi di Cassino e alla Queensland University of Technology di Brisbane (Australia). Non c'è infine correlazione tra aumento dei contagi e apertura della scuola. Lo rivela una ricerca di epidemiologi, medici, biologi e statistici dello Ieo di Milano e dell'università di Padova.

 

 

 

 

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