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Mario Draghi e Ursula von der Leyen, il pressing sui vertici di Big Pharma: vaccino, perché aprile è il mese decisivo

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Mario Draghi e la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, stanno lavorando a stretto contatto per monitorare la produzione di vaccini a livello europeo. Non sono quindi un caso isolato le telefonate del Presidente del Consiglio agli amministratori delegati delle principali case farmaceutiche internazionali produttrici di vaccini. Draghi non si è rivolto ai vertici delle Big Pharma soltanto per rivendicare l'interesse italiano, ma anche quello dei suoi partner europei. Come sottolinea il Corriere della Sera, gli accordi firmati riguardano infatti tutti i paesi membri dell'Unione europea. Anche se qualcuno ha deciso di organizzarsi in seguito a modo suo (Austria e Danimarca). 

 

 

Palazzo Chigi e Bruxelles starebbero lavorando gomito a gomito per raggiungere un'intesa con Londra. L'obiettivo è quello di un accordo economico e politico con tutti i diversi attori in gioco nella guerra dei vaccini. Il ritardo nelle consegne ha influenzato molti Stati europei: AstraZeneca dovrà cercare di recuperare quanto non consegnato in questo primo trimestre all'Europa, mentre Pfizer ha distribuito persino oltre i parametri dei contratti. Tuttavia, non è stato soltanto Draghi ad alzare la cornetta e a farsi sentire, come rimarca anche lo staff del premier: "In queste settimane le grandi aziende farmaceutiche ricevono chiamate un po' da tutti i governi, non si può attribuire alle mosse doverose del presidente del Consiglio una valenza salvifica".

 

 

Con 10 milioni di dosi disponibili, il mese d'aprile risulta un appuntamento cruciale per l'Italia, chiamata a spingere sull'acceleratore per quanto riguarda la campagna di vaccinazione. Mese, che auspica qualche riapertura in più rispetto agli scorsi mesi. A chiedere ad alta voce il riavvio delle attività, Matteo Salvini e la sua Lega. Il leader del carroccio avvisa che nonostante i contagi siano in lieve calo, la situazione nelle terapie intensive sia da tenere sotto controllo, ma si dice fiducioso sulle aperture nelle prossime settimane. Appuntamento fondamentale anche la consegna del Recovery Plan a Bruxelles alla fine del mese. È difficile che il testo finale venga sottoposto prima della consegna al vaglio di Camera e Senato, ipotetico scenario che è già stato fortemente contestato da Giorgia Meloni. 

 

 

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