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Magistratura, Giovanni Paolo Bernini: "Che fine ha fatto il pm che mi ha perseguitato"

Raffaello Tonon
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Questa è la storia di uno di noi, un cittadino di buona volontà che si è prestato per la res pubblica. Lo ha fatto con ardore e passione nonostante i complotti e le ingiustizie giudiziarie subite per anni. Giovanni Paolo Bernini crede ancora nella politica e nonostante tutto ama l'Italia e la sua Parma della quale è stato presidente del consiglio comunale.

Chi è Giovanni Paolo Bernini ora?

«Sono un italiano segnato da vicende giudiziarie drammatiche, ma orgoglioso di guardare verso il futuro del proprio Paese nella speranza che ciò che è accaduto a me non capiti ad altri».

Prima di queste vicende giudiziarie drammatiche, Giovanni Paolo Bernini chi era?

«Ero un promettente giovane di Parma che ebbe un'esperienza straordinaria come segretario di un movimento giovanile nazionale, che mi fece conoscere amici da nord a sud, una grande esperienza per la città di Parma che divenne anche grazie a me la vetrina dell'Italia in Europa per i suoi servizi e la sua bellezza».

 

 

 

Queste vicende cosa le hanno tolto? Cosa le hanno dato?

«Mi hanno tolto 10 anni della mia vita politico amministrativa, e quindi hanno provocato un danno molto profondo, ma come mi ha insegnato mio padre cerco di trarre dal male qualcosa di bene. Non amo molto parlare delle mie sofferenze personali».

Mi faccia un esempio.

«Ho portato un macchinario, dopo il terremoto di Haiti del 2009, all'ospedale Saint Damien di Petionville da padre Richard Fréchette, per ridare gli arti ai bambini che li avevano persi nella tragedia. Purtroppo anche questa straordinaria azione è stata sporcata da accuse, che poi si sono sciolte come neve al sole. Le indagini furono condotte male e io sono stato definitivamente assolto».

Lei ha scritto un libro Storie di ordinaria ingiustizia. La scrittura è stata una necessità economica, psicologica o terapeutica?

«Non ci ho guadagnato un euro. Fu uno straordinario giornalista, uno dei pochi veramente liberi, a convincermi che la mia non era una storia personale ma andava raccontata e fu il primo a confermarmi che non si trattava di un errore, bensì di un crimine giudiziario. Quell'uomo si chiama Vittorio Feltri e mi regalò la sua prefazione. Inoltre il mio caso è citato all'interno del libro di Alessandro Sallusti che intervista Luca Palamara Il Sistema. Potere, politica affari: storia segreta della magistratura italiana e credo fortemente che questo libro aiuterà davvero la politica e gli stessi magistrati, in maggioranza onesti, seri e attenti alle regole, ad attuare finalmente una riforma nell'interesse di tutti».

 

 

 

Palamara ha parlato per amore di verità o per vendetta?

«Credo che Palamara, e gliel'ho personalmente dichiarato, è responsabile anche di quello che mi è successo. Sa di dover pagare, ma è giusto che non sia l'unico a farlo, era l'anello finale di un sistema. Trovo fortemente ingiusto e disonesto che una parte della magistratura stia tentando, e speriamo che non riesca, di far sì che paghi tutto lui».

Siamo sulla torre: a sinistra c'è Palamara, a destra Di Pietro. Chi butta giù?

«Antonio Di Pietro e le dico di più, io feci condannare l'allora ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Di Pietro dal tribunale di Roma, che mi fece risarcire tutto: danni economici, spese legali e interessi».

Perché Di Pietro era imputato?

«Io ero consigliere dell'allora ministro Lunardi al ministero delle infrastrutture e dei trasporti durante il governo Berlusconi fra il 2002 e il 2006. Quando Di Pietro subentrò come ministro nel nuovo governo Prodi, bloccò con un decreto il pagamento degli ultimi tre mesi del mio stipendio e di altri collaboratori e il tribunale ribaltò la decisione. E sa chi ha pagato? Tutti noi con le nostre tasse perché pagò lo Stato per un errore fatto da Di Pietro».

Bernini, la magistratura dopo il caso Palamara come sarà?

«Cambierà sicuramente qualcosa, e qualcosa è già cambiato. La mia grande soddisfazione è che per la prima volta nella storia della Repubblica, il procuratore Marco Mescolini, che io avevo descritto come il pm che mi perseguitò è stato dichiarato incompatibile in tutta l'Emilia Romagna dal Consiglio superiore della magistratura per la sua collusione con il Pd».

Come cambierà in poche parole la magistratura?

«Non mi faccio illusioni, sono cosciente dei limiti del parlamento e della situazione attuale, però ritengo che una vera e propria riforma sarà fatta dal prossimo parlamento e non da questo. Sarebbero sufficienti due piccole cose: il sorteggio dei componenti, e una commissione d'inchiesta con poteri ispettivi per fare luce, per ottenere giustizia e pacificazione. I magistrati hanno toccato Silvio Berlusconi, e pochi altri come me, adesso hanno toccato Matteo Renzi e la sua famiglia, Matteo Salvini. Quello che dicevo nel 2019 si sta avverando, l'utilizzo della giustizia ai fini politici è un boomerang e come un boomerang torna indietro».

 

 

 

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