Denise Pipitone, Olesya e la "strana coincidenza": cosa significa il nome dato in orfanotrofio alla bimba russa
Quella di Denise Pipitone e Olesya Rostova sembra una storia fatta di speranza e coincidenze. In attesa dei risultati del test del sangue, che chiariranno se il gruppo sanguigno della 20enne russa rapita da bambina sia lo stesso della bimba italiana scomparsa nel nulla a 4 anni, nel 2004, dalla sua casa di Mazara del Vallo in Sicilia, si va alla ricerca di indizi, prove, semplici appigli per confermare quello che Federica Sciarelli, la conduttrice di Chi l'ha visto? che ha rilanciato il caso, ha ammesso essere "troppo bello per essere vero".
Se le analisi del sangue daranno esito positivo, allora si procederà al test del Dna. Piera Maggio, mamma di Denise che ha sempre sostenuto la tesi del rapimento della figlia e creduto nella possibilità di ritrovarla viva, si è detta "cautamente speranzosa". I tratti somatici delle foto di Olesya da bambina, pubblicate dalla tv russa, sono simili sia a quelli di Piera Maggio sia a quelli del padre naturale di Denise, Piero Pulizzi. Età a parte, un riscontro comune potrebbe essere quello del rapimento ad opera di gruppi rom, anche se siamo ancora nel campo delle supposizioni. Olesya ha raccontato di ricordare di aver mendicato per strada a Mosca prima di finire in orfanotrofio, mentre su Denise aleggia sempre il dubbio di quel vecchio video girato a Milano da un agente delle forze dell'ordine in cui una bimba a lei somigliante, con accento siciliano e chiamata "Danas", chiedeva a una donna rom dove la stesse parlando.
C'è poi l'inquietante coincidenza, ma qui si sfiora il folkore, sul nome dato in orfanotrofio alla bimba russa. Olesya, come rivelato dall'avvocato di Piera Maggio, Giacomo Frazzitta, nella letteratura ucraino-russa è una ragazzina che vive con la nonna e che viene perseguitata dalla comunità fino a quando scompare: "È un fatto curioso ma è solo un elemento suggestivo", mette in chiaro lo stesso legale. Ma fino ai risultati dei test, tutto pesa.