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Ravenna, carabiniere segna lo straordinario e si apparta in caserma per un rapporto: finisce in disgrazia

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Vi ricordate il caso del carabiniere che a Ravenna si era segnato un'ora di lavoro straordinario per poi, in verità, fare sesso in caserma? Se ne parlò moltissimo all'epoca, i fatti risalgono alla notte dell'11 giugno 2017. L'agente si segnò un'ora di straordinario tra mezzanotte e l'una, sostenendo di dover svolgere un servizio per "motivi improcrastinabili e urgenti". Che poi si scoprì essere dare sfogo a tutti i suoi istinti. Infatti stando all'accusa si appartò insieme a una donna, in caserma, per consumare un rapporto.

 

E ora, a distanza di più di quattro anni, contro l'uomo piove la condanna del tribunale monocratico di Ravenna: 11 mesi. Il militare, che all'epoca dei fatti aveva 50 anni ed era appuntato in una stazione di Ravenna, ora si trova in un'altra regione. Le accuse che pendevano sul suo capo erano di "truffa, falso e forzata consegna".

 

Dopo aver letto le motivazioni della sentenza d'appello, il legale del carabiniere, Enrico Ferri, aveva commentato: "Il mio assistito ritiene assolutamente di non essere responsabile dei reati, in ragione del fatto che ritiene provato di aver svolto e eseguito l’attività lavorativa per cui ha richiesto lo straordinario e di non aver fatto false attestazioni”. Una spiegazione che con discreta evidenza non ha convinto. Affatto.

 

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