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AstraZeneca, più vaccini ad Arabia Saudita che a Veneto e Lombardia: ecco che fine fanno le dosi prodotte in Italia

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In questi giorni in Italia muoiono mediamente 500 persone al giorno per il Covid, ma nel Lazio avevamo 29 milioni di dosi di vaccino ferme in un magazzino. Casse di antivirus lasciate in frigo, forse a causa di strani intrighi tra Stati e aziende produttrici. Intrighi dove l'Unione Europea finora ha sempre ricoperto la parte del pollo. Diamo qualche numero. Pfizer e AstraZeneca nelle ultime 6 settimane hanno esportato dalla Ue 9,1 milioni di dosi di farmaci nel Regno Unito, 3,9 nel Canada, 3,1 in Messico, 2,7 in Giappone, 1 milione negli Stati Uniti e 0,8 in Malesia. Per dare un'idea delle dimensioni, il Cile ha ricevuto più fialette del Lazio. L'Arabia Saudita più di Lombardia e Veneto messe insieme.

Tutto questo avviene per varie ragioni. In parte, a causa delle maldestre strategie Ue. In parte, perché qualcuno ci sta evidentemente prendendo in giro. Ed è la ragione per cui tra le autorità comunitarie parlare della possibilità di espropriare i medicinali prodotti sul nostro territorio non è più un tabù.

 

 

A gettare benzina sul fuoco è arrivato ieri il caso della Catalent di Anagni, azienda che si occupa dell'ultimo passaggio nella fabbricazione dei sieri AstraZeneca. In pratica, in questo stabilimento il prodotto finito viene semplicemente messo nelle fiale, che poi vengono distribuite nei vari Paesi. A spedire qui i semilavorati sono altri impianti. Uno di questi si trova nei Paesi Bassi, ma realizza antidoti di cui l'Ema (agenzia per il farmaco dell'Unione) non ha ancora autorizzato l'impiego. I tecnici stanno valutando che sia tutto a norma. La Ue si aspettava che, in attesa del via libera, la multinazionale lasciasse quei flaconi in un magazzino. Nel tempo, però, è maturato il sospetto che invece siano stati spediti oltre la Manica, dove se li iniettano senza fiatare.

L'ISPEZIONE - Per chiarire la cosa il commissario Ue Thierry Breton ha visitato la fabbrica olandese sabato scorso. E subito ha notato che i conti non tornavano. Il passaggio successivo lo ha raccontato lo stesso Mario Draghi alla Camera: «Sabato sera ricevo una telefonata dal presidente della Commissione europea che mi ha segnalato che alcuni lotti sarebbero stati giacenti presso lo stabilimento della Catalent. Mi si suggeriva di ordinare un'ispezione. La sera stessa ho chiesto a Speranza di inviare i Nas». I carabinieri si sono presentati nello stabilimento di Anagni (provincia di Frosinone). E all'interno, stoccate nelle celle frigorifere, hanno trovato ben 29 milioni di dosi di AstraZeneca, apparentemente tenute come scorta. E pare non si trattasse solo dei vaccini arrivati dall'Olanda.

 

 

Un caso imbarazzante, visto che che la società ha tagliato unilateralmente e drasticamente il numero di medicinali destinati alla Ue. Dovevano arrivarne 120 milioni entro marzo. Finora ne sono stati consegnati meno di 30, di cui meno di 3 all'Italia. Al contrario, nel Regno Unito tutto procede con puntualità. Ieri mattina La Stampa di Torino ha pubblicato la notizia, riportando tutti i sospetti della Ue, ovvero che quei vaccini fossero destinati a Londra, ma che dal 1° febbraio scorso - ovvero quando sono state introdotte le nuove norme sulle esportazioni - tutto si sia bloccato. Così l'azienda avrebbe deciso di tenere fermi gli stock in attesa che si risolva la questione tra Boris Johnson e Ursula von der Leyen. Ma qualcosa è andato storto.

Dopo la pubblicazione dell'articolo, con ovvie polemiche, l'azienda anglo-svedese ha replicato. La sua versione: non si tratta di "scorte", ma di vaccini che ancora devono superare i controlli qualità e che di conseguenza non possono essere utilizzati. Sui numeri però c'è un piccolo giallo. Per accumulare 29 milioni di dosi ci vuole parecchio tempo. Quanto dura questo controllo qualità? Su questo AstraZeneca non ha fornito alcuna risposta.

 

 

Poi c'è un altro problema. Pare che solo 16 delle 29 milioni di dosi fossero destinate al mercato europeo. Le altre 13 milioni verranno esportate verso Paesi a basso reddito sulla base dell'iniziativa COVAX, promossa dall'Organizzazione mondiale della sanità. E su quello la Commissione europea ha già chiarito che non ci saranno problemi. Insomma, le abbiamo recuperate, ma le spediremo nel terzo mondo. AstraZeneca ha spiegato che 10 milioni dei 16 destinati alla Ue verranno distribuiti immediatamente. Draghi ieri ha confermato. «Sono già partiti due lotti per il Belgio». E Matteo Salvini suggerisce la linea durissima: «Blocchiamo tutti quei farmaci in Italia». Con il Regno Unito, intanto, pare che ieri sia stata trovata un'intesa per interrompere questa guerra con reciproca soddisfazione. I dettagli verranno illustrati nei prossimi giorni. Riusciremo a farci fregare un'altra volta?

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