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Migranti, con Matteo Salvini meno morti e molti soldi risparmiati

Antonio Rapisarda
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Strana Nazione è quella in cui a finire sotto processo è un ex ministro come Matteo Salvini che - conti alla mano - con i suoi decreti sicurezza ha evitato un'ecatombe di vite umane nella rotta Mediterranea, ha contrastato gli interessi degli scafisti permettendo, allo stesso tempo, un notevole risparmio di risorse per le casse dello Stato. La prova? Sta tutta nei dati: se nei primi tre mesi del 2018 erano stati 6.161 gli immigrati sbarcati in Italia (e addirittura 24.278 nel primo trimestre del 2017), nei primi tre mesi del 2019 - con la stretta sancita dall'allora titolare del Viminale - in Italia ne sbarcarono solo 398. Il corollario? Il motto «meno partenze, meno morti in mare» si è tradotto in un "risparmio" di vite della traversata: dalle 2874 vittime del 2017 alle 604 del 2019.

 

 

Non solo. Stesso discorso vale per l'alleggerimento della pressione nei centri di accoglienza e, soprattutto, del costo sociale del fenomeno. Proprio ciò che per molte cooperative si è rivelato negli anni un vero e proprio «business dell'accoglienza», come ha sempre denunciato il leader del Carroccio che anche su quest' ultimo punto è intervenuto drasticamente riducendo il pacchetto finanziario a loro disposizione (tornato a lievitare con il governo Conte II e la gestione Lamorgese).

 

 

 

A calcolare che cosa ha determinato un anno di misure targate Salvini - nel caso specifico il 2019 - è stato il think tank Openpolis. Uno dei dati interessanti del monitoraggio è quello riguardante le presenze nel sistema di accoglienza tra il dicembre 2018 e lo stesso mese dell'anno successivo. Il risultato? Meno 38% di ospiti stranieri. Un calo legato alla riduzione degli arrivi in Italia ma anche - come si legge -«all'eliminazione della protezione umanitaria, sancita dal decreto sicurezza, che ha comportato l'espulsione dai centri di molte persone».

 

FINE DEL BUSINESS - Che cosa ha determinato questo? Di certo la diminuzione del pull factor per gli immigrati, legato alle maglie larghissime della protezione umanitaria ma anche - proprio per volontà del ministro leghista - dell'interesse scemato da parte di molti enti e associazioni di occuparsi di accoglienza. Finché Salvini è rimasto al governo, infatti, è diminuito il numero dei comuni interessati ad ospitare migranti: dal 33,8% del 2018 al 23% del 2019. Il motivo? Chiarissimo. La decisione di tagliare il cosiddetto "prezzo" di gestione del migrante: si passerà, infatti, dai 35 euro a una forbice fra i 19 e i 26 euro. Un calcolo convalidato anche da Openpolis che valuta una riduzione media del 22,1% del prezzo giornaliero, passato fra il 2018 (che viene calcolato tutto) e il 2019 da 35 euro a 27,2. Uno degli esempi più calzanti è Milano dove si assiste in media «a una drastica riduzione dei prezzi per persona: da 35,4 euro nel 2018 a 19,3 nel 2019 (-45,5%)».

 

 

Calcolando esclusivamente i centri aperti dal 2019, la riduzione è ancora più evidente e raggiunge in media il 30,1%. Un risparmio di un certo peso se si pensa che in poco più di un anno si passerà dai 174mila immigrati presenti nei centri (aprile 2018) ai 91mila di fine dicembre 2019. Un risparmio anche di vite umane salvate dalla possibile morte via mare. Ma nonostante questo a non essere "risparmiato" da un incredibile processo è proprio colui che ha permesso tutto questo.

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