Open Arms, contro Matteo Salvini un "processo politico": la lista di 23 nomi
Raccontiamo le due versioni della storia. Per la Procura di Palermo, che ieri ha chiesto il rinvio a giudizio di Matteo Salvini, nell'agosto del 2019, l'allora ministro dell'Interno avrebbe infidamente costretto 147 profughi a rimanere per 20 lunghi giorni in condizioni estreme in mezzo al mare, a bordo della Open Arms, vietando illegalmente lo sbarco e ignorando gli appelli del resto del governo. Per le autorità maltesi che hanno seguito la vicenda sono tutte favole: i marinaretti della Ong, dopo aver raccolto i clandestini dai barconi, «bighellonavano per il Mediterraneo» rifiutando come punti di approdo sia Malta stessa che la Spagna. Volevano proprio l'Italia.
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«Se aveste proceduto verso il vostro porto d'origine sareste già attraccati» scrissero le autorità di La Valletta al capitano dell'imbarcazione battente bandiera spagnola in una mail (depositata ieri come prova dall'avvocato del leghista, ovvero Giulia Bongiorno). Come ha raccontato Salvini nel corso dell'udienza di ieri: «Il comandante della Open Arms rifiutò di trasbordare 39 migranti, in area Sar maltese. Giorni dopo le autorità spagnole assegnarono un porto di sbarco ad Algeciras. Il comandante rifiutò questa soluzione. La Spagna diede allora disponibilità presso il porto spagnolo più vicino (Palma di Maiorca) e l'Italia si offrì di scortare l'imbarcazione con una propria nave, dove trasbordare i migranti ancora a bordo. Anche la Spagna comunicò l'invio di una propria nave a supporto. Il comandante rifiutò anche questa soluzione». Insomma, l'equipaggio della nave aveva varie opzioni, ma decise di restare al largo di Lampedusa per sette giorni dopo essere rimasto nei pressi di Malta per due settimane. Cosa ci fa quindi Salvini a processo con l'accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti d'ufficio? Ha senso parlare di "rapimento"? Forse ci sono altre spiegazioni.
GLI ACCUSATORI - Che in questo processo ci sia tanta politica si intuisce subito scorrendo l'elenco delle parti civili: ben 23 quelle ammesse dal Gup nel corso delle ultime udienze. Tra gli accusatori, c'è un'infinità di associazioni per i diritti dei migranti e c'è perfino il Comune di Palermo che, come ha sottolineato la Lega, non si era costituito neanche nei processi per mafia. C'è pure il Comune di Barcellona, che evidentemente non aveva di meglio cui pensare. La città catalana è tra i finanziatori della missione Open Arms, la quale però scarica gli extracomunitari che imbarca in Italia.
Scorrendo la lista, si trova perfino la Ong Mediterranea, i cui vertici attualmente risultano indagati con l’accusa di aver intascato 125mila euro per trasportare clandestini in Italia. Ci sono infine sette migranti che si trovavano sulla nave al centro del processo: sono trai pochi di quel gruppo di cui non si siano perse le tracce. Già perché di quei 147 profughi almeno una quarantina si sono poi dati alla macchia e ora vivono da irregolari in qualche Paese europeo (sempre che non siano già stati rimpatriati). Per non parlare di Ali Maray e Somar Al Ali, siriani di 26 e 35 anni, finiti in cella rispettivamente ad Agrigento e Ragusa perché coinvolti in una delle organizzazioni che gestiscono il lucroso traffico di uomini tra l’Africa e l’Italia. La stampa non è stata ammessa all’udienza di ieri. Nonostante ciò, le parole di Salvini sono ugualmente state riportate. Secondo il leghista, «il paradosso è che chi ha tentato di determinare una forzata responsabilità dello Stato italiano attraverso un vero e proprio atto di forza indossi oggi le vesti di vittima». In tutto ciò, il capitano della Open Arms, il tedesco Marc Reig Creus all’uscita dall’aula bunker si è giustificato dicendo che non poteva sbarcare a Malta perché «il porto era piccolo».
I DUE CASI - Il politico milanese rischia 15 anni di galera. Nella prossima udienza, il 17 aprile, verrà data parola alla difesa, dopodiché il Gup Lorenzo Jannelli deciderà sul rinvio a giudizio. Nel frattempo, però, dovrebbe arrivare anche la decisione del tribunale di Catania sull’altro caso che vede Salvini imputato, ovvero quello per la Gregoretti, vicenda per la quale la procura ha già chiesto l’archiviazione. Per il leghista, quindi, si profila una decisione favorevole,che potrebbe incidere su entrambi i fronti. Il procuratore palermitano Lo Voi, comunque, non molla e ieri ha citato la deposizione dell’ex premier Conte, secondo il quale il leghista agìin piena autonomia ignorando il resto dell’esecutivo. «Non c’era alcuna condivisione né interesse nazionale da tutelare», ha detto ilmagistrato. Un’affermazione indebolita dalle parole dell’attualeministro dell’Interno Luciana Lamorgese, che in un interrogatorio ha già confermato che la politica del governo non è affatto cambiata dopo il suo arrivo. Tante navi sono state lasciate al largo per giorni prima dello sbarco per una precisa scelta politica, esattamente come succedeva prima. A processo, quindi, ci dovrebbero essere una quarantina tra ministri e sottosegretari, oltre allo stesso Conte.