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Bolzano, il racconto terrificante di Benno Neumair: "Papà mi dava del fallito, così l'ho zittito. Poi ho ucciso la mamma"

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Papà mi rinfacciava di essere un fallito, così l’ho zittito e colpito”: inizia così il terrificante racconto di Benno Neumair, il 31enne che il 4 gennaio scorso a Bolzano ha ucciso i genitori in casa e ha caricato i loro corpi nel bagagliaio dell’auto per poi sbarazzarsene e gettarli nelle acque dell’Adige. L’uomo è adesso in carcere con l’accusa di omicidio e occultamento di cadavere. Benno, in particolare, ha spiegato di essere stato insieme al padre Peter il pomeriggio del 4 gennaio e di aver litigato con lui. “Mio padre mi rimproverava che dovevo aiutare di più a casa. Sono andato in camera mia per non dover più discutere, come spesso accadeva”: queste le sue parole, riportate nei verbali dei due interrogatori desecretati dalla Procura di Bolzano e resi pubblici da Quarto Grado, la trasmissione di Rete 4.

 

 

 

Benno, poi, ha raccontato di una discussione sui soldi: “Ho sempre dato 350 euro per l’affitto ai miei genitori, già da quando sono tornato a Bolzano. Mio padre voleva che prendessi l’appartamento di sotto, altrimenti mi avrebbe chiesto 700 euro a partire da gennaio, ovvero un terzo dell’affitto perché siamo tre adulti. Io risposi che non era giusto. Mio padre insisteva che dovevo uscire di casa, che mia sorella si pagava da sola un appartamento in Germania. Io mi sentivo male dentro”.

 

 

 

Il 31enne si è sentito così alle strette da decidere di uccidere il padre. Ha raccontato di aver usato la prima corda di arrampicata che ha trovato: “Eravamo in corridoio. Siamo cascati insieme per terra, non so se l’ho strozzato da dietro o da davanti. Ricordo solo che ho stretto molto forte. Poi sono rimasto seduto o sdraiato in corridoio. Poi ricordo che mi sono di nuovo agitato, sentendo il rumore del chiavistello. Mi sono mosso verso la porta, è entrata la mamma, avevo ancora il cordino in mano e mi è venuto di fare la stessa roba, senza nemmeno salutarla". Benno, poi, è uscito di casa per sbarazzarsi dei cellulari dei suoi genitori. E una volta rientrato a casa c’è stato il ritorno alla realtà: “C’era il corpo della mamma all’ingresso. Sono andato in bagno, ho acceso la stufa per riscaldarmi. Lì c’erano i pantaloni miei, che avevo indossato in precedenza, con dentro il mio telefono. Ho telefonato alla mamma. Ero contento che il telefono squillasse, perché poteva significare che mi fossi sognato tutto”.

 

 

 

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