Coronavirus, le scuole chiudono ma vaccinano gli insegnanti: così l'Italia abbandona gli anziani
Hanno scelto di vaccinare i giovani insegnanti che non insegnano, perché le scuole sono chiuse, e così facendo stanno condannando a morte i vecchi coetanei di Raoul Casadei, magari ammaccati da qualche malanno ma comunque in grado e in diritto di campare ancora a lungo. Questa, in estrema sintesi, è la cruda verità (...) (...) delle vaccinazioni all'italiana di cui in futuro qualcuno sarà chiamato a rispondere. Lo dicono i numeri quotidiani, lo confermano le statistiche di medio periodo: i morti di Covid che piangiamo ogni giorno (ieri altri 264) sono in larghissima parte gli anziani ospedalizzati e poi intubati da un paio di settimane. Potevano, anzi dovevano essere vaccinati prima degli altri e invece l'assurdo piano nazionale ha tradito la promessa scritta di non metterli in coda o confonderli con le altre fasce di età. Con vette paradossali di cinismo, si è deciso di chiudere le scuole lasciando comunque i professori (supplenti compresi) nelle categorie a rischio: a loro è stato inoculato il siero che avrebbe salvato i più esposti al coronavirus, quelli che per ragioni di anagrafe hanno inevitabilmente pagato il prezzo più alto sin dalla prima ondata del 2020. Sono le stesse persone che, a voler analizzare con freddezza la situazione, hanno riempito le terapie intensive (da ieri oltre tremila posti occupati) costringendo i governi Conte e Draghi a blindare i cittadini a casa devastando la psiche e il tessuto produttivo della Nazione. Dall'Istituto superiore di Sanità al Cts, passando per l'autorità commissariale fino a poche settimane fa presieduta da Domenico Arcuri, tutti sapevano che la quantità dei vaccini disponibili era inferiore al fabbisogno e che «con un numero limitato di dosi, l'unica strategia corretta è quella di lavorare per abbattere subito la letalità del virus», come ha scritto Matteo Villa in un rapporto dell'Ispi risalente a fine febbraio. Allora soltanto il 6 per cento degli ultraottantenni italiani era stato vaccinato: peggio di noi, in Europa, soltanto Bulgaria, Lettonia e Lituania. Inevitabile la profezia: «Dopo due mesi di vaccinazioni restiamo uno dei Paesi in cui la letalità scenderà di meno». Insomma hanno sbagliato strategia e i loro errori sono si sono tradotti in altrettanti funerali di persone e di attività produttive fallite a forza di Dpcm reclusivi.
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Il documento
La pistola fumante sta in un documento reperibile sul sito del Ministero della Salute, che assieme alla struttura del Commissario straordinario per l'emergenza Covid, con Aifa, Iss e Agenas, ha redatto le «Raccomandazioni ad interim sui gruppi target della vaccinazione anti-Sars-CoV-2/Covid-19». Si legge nel testo: «Il documento individua come categorie prioritarie gli operatori sanitari e sociosanitari, il personale e ospiti dei presidi residenziali per anziani, gli anziani over 80, le persone dai 60 ai 79 anni, la popolazione con almeno una comorbilità cronica e riporta inoltre che, con l'aumento delle dosi di vaccino disponibili, si inizierà a vaccinare anche altre categorie di popolazione tra le quali quelle appartenenti ai servizi essenziali, quali anzitutto gli insegnanti e il personale scolastico, le forze dell'ordine, il personale delle carceri e dei luoghi di comunità ecc». Nero su bianco: prima gli over 80, quindi gli altri anziani e, soltanto una volta arrivati ulteriori sieri, anche gli insegnanti. Invece nell'inventario dei troppi inquilini del privilegio, almeno fino a pochi giorni fa, apparivano pure avvocati, magistrati e cancellieri di tribunale. Dei vecchi che continuavano a schiattare si sono accorti tardi, nemmeno un mese fa. Perché dopo il 7 dicembre, data del cosiddetto "vaccine day" dedicato a medici e infermieri, ognuno è andato in ordine sparso. Furbizie, ingiustizie e buffonate - alcuni giovani giornalisti che reclamano una scorciatoia per il vaccino - si sono così mescolate alle ormai croniche deficienze del sistema sanitario e hanno prodotto una strage generazionale. Chi è nato in Italia prima del 1941, e cioè in pieno conflitto mondiale o a cavallo delle due guerre, è stato immolato più d'ogni altro sul nuovo fronte aperto dal dèmone cinese.
I numeri
Ma torniamo ai numeri, che difficilmente possono mentire: a oggi un solo vaccinato su tre ha più di 80 anni. Eppure gli ultraottantenni in Italia sono meno di 4 milioni e mezzo e, secondo una tabella del ministero della Salute, il numero di dosi a disposizione entro il primo trimestre di quest' anno doveva essere superiore a 15 milioni e mezzo: anche a volerle dividere per due a causa dei richiami, resta evidente la sproporzione gigantesca tra le potenzialità teoriche e i fatti concreti. Quanto alle demenziali priorità stabilite, basti pensare che dieci giorni fa ammontava a oltre 246 mila la quota di insegnanti, dirigenti e impiegati del personale scolastico che avevano ricevuto almeno la prima iniezione di AstraZeneca. Con queste dosi avrebbero potuto mettere in salvo altrettanti over 80. Compreso Raoul Casadei.