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Meghan Markle lo dimostra: vince la cattiveria, il mondo è dei cinici e dei duri

 Meghan Markle

Daniela Mastromattei
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«Sarò molto cattivo», il mantra è sempre lo stesso da San Siro a Sanremo per Zlatan Ibrahimovic. Anche al Festival si presenta come uno che si sente Dio, con posa statuaria dall'alto dei suoi 195 centimetri. «È un onore essere qua (...) (...) - le sue prime parole -, ma anche per te è un onore avermi qui. Su questo palco mi sento piccolo, ma comunque più grande e più potente di te». Anche con Amadeus gioca a fare l'arrogante padrone di casa: «È il mio Festival e le regole le detto io». Si piazza davanti a tutti, riluce e oscura («sono iocentrico»). Spara per primo con ironia e restituisce colpo su colpo. Attacca l'avversario. C'è chi lo definisce un serpente a sonagli. Ma lui se ne infischia ostentando un sorriso beffardo. «Se non ti piace come gioco, non mi guardare», zlatanata d'autore, indimenticabile, rivolta ad Arrigo Sacchi, un pezzo di storia del calcio. Lo svedese prova la stessa suprema indifferenza per tutto il genere umano. Ibra non vuole essere amato. E ci riesce benissimo. Tranne gli amici stretti come Mihajlovic, tutti gli altri lo seguono sì, ma per interesse. Perché a 39 anni suonati sul campo riesce ancora a fare miracoli (un gol di media a partita non è proprio da tutti). Il Milan lo sa e se lo tiene stretto. Come dire, i bravi ragazzi vanno in Paradiso i cattivi dappertutto. Sembra saperlo bene anche l'ambiziosa e spregiudicata Meghan Markle dai giornali dipinta in questi giorni come la strega della favola di Biancaneve che tratta male i suoi assistenti e collaboratori al punto da farli scoppiare in lacrime. Tutto riportato dal quotidiano londinese The Times. Dopo uno scontro con la duchessa, c'è chi ha confidato: «Non riesco a smettere di tremare». Altri di essere stati spesso «umiliati». Lavorando con lei si vive una condizione «di crudeltà emotiva e manipolazione che immagino possa essere definita bullismo», rivelano. Si spiega così quella liturgia di dimissioni, che fin dai primi mesi dell'arrivo di Meghan a corte aveva visto le sue assistenti scappare una dopo l'altra. Prevaricazione (mista a spavalderia e sfrontatezza) che non sembra aver risparmiato nessuno: ne avrebbe fatto le spese anche Samantha Cohen, una delle assistenti della regina che era stata distaccata come segretaria privata dei duchi di Sussex e che pure ha gettato presto la spugna.

L'astuta Meghan - Certo, se l'attrice americana è riuscita a farsi sposare dal secondogenito di Lady Diana e Carlo, principe del Galles, erede al trono del Regno Unito, non è solo per il suo bel faccino. Chissà prima di lei quante donne deve aver incontrato Harry (ambitissimo scapolo d'oro) più attraenti, affascinanti, eleganti (e di sangue blu). Nessuna però armata di artigli e furbizia come l'insolente Meghan. In effetti non ci ha messo molto a fidanzarsi con il ragazzo, classe 1984, già maggiore nel reggimento dell'Household Cavalry dell'esercito britannico. E a farsi portare all'altare. Poi, non contenta, è riuscita pure a separarlo dalla Royal Family costringendolo a vivere negli Stati Uniti, dopo l'acquisto di una villa super lussuosa a Montecito, Santa Barbara, dove risiede solo gente ricchissima. E da lì la scaltra Meghan ha rilasciato una sferzante intervista alla regina dei talk show Usa Oprah Winfrey, andata in onda la scorsa notte (merita una puntata a parte). E che dire di Antonella Elia: l'avevamo capito da tempo che il suo carattere fumantino non prometteva nulla di buono, ma nessuno si era ancora misurato con la sua malvagità. Purtroppo è toccato a Samantha de Grenet, mentre era nella casa del GF Vip, subire un'aggressione inenarrabile che ancora infiamma il Web. Come spiega a Libero la psicologa Emma Cosma tra donne può scattare una competizione cattiva dovuta alla loro incapacità di sviluppare solidarietà femminile. E l'invidia qui gioca un ruolo importante, perché porta chi ne soffre a screditare gli altri. A differenza del gentil sesso, gli uomini sono tendenzialmente più determinati nella gara del più forte». Ma chi sono i cattivi? «Persone sadiche, che non provano rimorsi, egoiste concentrate molto su se stesse che godono dei dispiaceri altrui. In ambito lavorativo manipolatrici e incapaci di sana competizione, agiscono in modo disonesto approfittando delle situazioni per primeggiare», dichiara la psicoterapeuta. E ancora: «La cattiveria nasce quasi sempre da sentimenti negativi come frustrazione, rabbia, tristezza, e, come già detto, invidia. C'è chi cede alla malvagità solo per difendersi, chi per abitudine, altri per proprio tornaconto».

I Narcisisti - Ovviamente «il cattivo non eccelle in empatia, è un narcisista e neanche tanto preoccupato a non darlo a vedere». La crudeltà un tempo tenuta nascosta per paura di apparire dei mostri, sembra quasi voler uscire allo scoperto come arma indiscreta degli arrampicatori sociali o di chi vuol salire in fretta i gradini del potere. E fare le scarpe a tutti. Altro che intelligenza e capacità professionali, la determinazione priva di scrupoli non guarda in faccia a nessuno. Anzi, per qualcuno si chiama coraggio. Mantiene a galla e cavalca ogni evento. Essere buoni significa invece essere colpevoli, molli, disinteressati, apatici, non all'altezza. Sempre più spesso si assiste a scontri dove il miscuglio velenoso di cinismo, caratteraccio, aggressività e difesa dei propri spazi, ha la meglio sui buoni sentimenti. Certo, ci sono pure i lupi travestiti da pecore che raggiungono il potere sventolando bandiere simil croce rossa per ripulirci le tasche con imposte e tasse benefiche. Chi non ricorda quel governo fatto di lacrime e sangue. Eppure alla maggioranza delle persone va bene così. Perché se anche i massimi esponenti della società, dalla cultura alla politica, sono cattivi si sentono tutti, nel loro piccolo, in diritto di esserlo. E la coscienza è a posto. Quel che è peggio è che chi sguazza in questa brodaglia melmosa non ha nessun interesse a cambiare le cose. Anzi. Se magicamente il mondo tornasse nelle mani dei buoni e degli onesti, il gioco finirebbe. I pochi "rabbiosi" non sarebbero più giustificati dal sistema basato sulla strategia del male. Che blocca ogni forma di crescita personale, culturale ed economica. Tuttavia, i buoni e sensibili esistono ancora, per fortuna, e poveretti ci cascano sempre nelle trappole dei più perfidi. Come possono difendersi? «Prediligendo il dialogo, continuando a scegliere positività, franchezza e trasparenza emotiva. Proteggendosi con la riservatezza riguardo a se stessi e alla propria vita, in modo da non offrire terreno su cui essere colpiti. E mai rispondere al fuoco con il fuoco, né con le vendette. Si alimenterebbero solo rabbia e negatività. Scegliere piuttosto la gentilezza, che spiazza anche i più cattivi». Parola di psicologa. Albert Einstein direbbe, «il mondo è un posto pericoloso, non (solo) a causa di quelli che compiono azioni malvagie ma per quelli che osservano senza fare nulla».

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