Torino, arrestati i ragazzini del saccheggio: "Siamo la Torino nera", 13 minorenni, quasi tutti figli di immigrati

mercoledì 10 marzo 2021
Torino, arrestati i ragazzini del saccheggio: "Siamo la Torino nera", 13 minorenni, quasi tutti figli di immigrati
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Arrestati i saccheggiatori di Torino che, nella notte del 26 ottobre si diedero appuntamento "per fare casino". Il pretesto fu la manifestazione dei commercianti contro le misure anti-Covid, ma in fretta divenne una vera e propria guerriglia. Negozi distrutti e merce rubata, l'indagine di polizia chiamata "Criminalpage" ha portato a 13 ordinanze di custodia cautelare per minorenni e 24 provvedimenti di fermo per i maggiorenni. Il più giovane degli arrestati ha 15 anni. E quasi tutti sono di origini magrebine, due invece romeni e quattro italiani. 38 i negozi assaltati e per cui la magistratura procede per il reato di devastazione e saccheggi. Tra questi Louis Vuitton, Astrua e Gucci, che da solo riscontrò danni per 200 mila euro.

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"Grazie al lavoro della Polizia di Stato questa mattina sono stati individuati i presunti responsabili dei saccheggi e delle devastazioni avvenute in centro lo scorso ottobre. La tempestività delle indagini e dell'intervento della Squadra Mobile ci devono far dire nuovamente grazie alle nostre Forze dell'Ordine", ha scritto soddisfatto l'assessore alla Sicurezza della Regione Piemonte, Fabrizio Ricca per poi proseguire: "È importante che, se fossero accertate le loro responsabilità, coloro che si sono infiltrati in proteste pacifiche per distruggere i negozi e derubarli siano puniti severamente".

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Commenta anche il questore Giuseppe De Matteis: "La gravità di questi comportamenti non è da sottovalutare: non sono state semplici ragazzate. Il reato di devastazione, contestato dalla magistratura, è la risposta da dare: bisogna essere efficienti e rigorosi. Questi episodi non devono più accadere". Per De Matteis "fu una pagina nera per Torino. Vedere dei ragazzi che decidono di passare una serata devastando e saccheggiando negozi con questa violenza impone una riflessione. È evidente che all'istinto predatorio si affianca un senso di disagio. Occorre pensare a sistemi di intervento che non siano solo di repressione giudiziaria".

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