Bologna, prof fa ascoltare Bello Figo in classe? Doppia vergogna, la scuola lo difende: lecito insultare Matteo Salvini

lunedì 8 marzo 2021
Bologna, prof fa ascoltare Bello Figo in classe? Doppia vergogna, la scuola lo difende: lecito insultare Matteo Salvini
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Non basta la didattica a distanza. A scatenare la protesta in una scuola di Bologna è un'insegnate che ha deciso di far ascoltare agli alunni una canzone di Bello Figo. Il rapper, noto per essersi più volte scontrato con Matteo Salvini, non è proprio l'emblema dell'istruzione. Se n'è accorto un genitore che, per tutta risposta, ha protestato e chiesto chiarimenti. "Una nostra collega sarebbe responsabile di aver sollecitato gli alunni e le alunne della sua classe a proporre autonomamente dei materiali per approfondire il tema del razzismo e dell’immigrazione e di avere poi permesso di ascoltare durante la lezione una canzone di Bello figo, un cantante abbastanza conosciuto tra i giovani", ha replicato l'istituto in questione, l'Aldrovandi-Rubbiani.

E ancora i docenti: "La collega ha sollecitato tutti a riflettere insieme sul linguaggio utilizzato (comune a molti altri testi trap) e sui messaggi veicolati, al fine di sviluppare un dibattito critico e un confronto collettivo. La collega ha interrotto la canzone quando ha ritenuto necessario farlo e ha sollecitato una riflessione comune. Dove starebbe lo scandalo? Non è peraltro lei ad avere fatto conoscere quel testo e quell’autore, ha piuttosto aperto uno spazio di riflessione intorno alle canzoni che vengono ascoltate da migliaia di ragazze e ragazzi in modo a volte acritico. Pedagogisti e psicologi ci ricordano sempre, non a torto, che dovremmo sforzarci di parlare meno e di ascoltare di più, e questo cerchiamo di fare quotidianamente, nelle nostre differenze e con i nostri limiti, anche adattando le nostre attività programmate alle circostanze impreviste che si presentano, nell’intento di stimolare sempre l’approfondimento, il confronto e l’approccio critico".

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Ma c'è di più perché la scuola ha rimandato al mittente le accuse. La lezione era a distanza e per questo - è la controffensiva - "a che titolo quel genitore o quei genitori stavano partecipando alla lezione senza peraltro averne informato l’insegnante e gli studenti?". L'istituto arriva addirittura a incolpare i genitori: "Lo spazio della classe e della scuola può essere liberatorio, perché eccede i confini della famiglia, dei suoi valori e delle sue prescrizioni, permettendo a ragazze e ragazzi di incontrare il mondo esterno nella sua complessità e di formarsi una propria autonoma identità sociale. Questo spazio deve essere preservato a tutti i costi nella sua autonomia e protetto da intrusioni esterne dei genitori. Oggi ciò purtroppo è diventato più difficile a causa dell’adozione della didattica a distanza, che consente a sguardi curiosi di avere libero e incontrollato accesso alle lezioni, benché non autorizzati".

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