Covid, il Cts e l'ipotesi lockdown totale. "Murati vivi", come un anno fa: lo scenario, c'è già la data
Dall'«andrà tutto bene» all'«andrà tutto come l'anno scorso»: il rischio è sempre più concreto. Il Comitato tecnico-scientifico vuole il lockdown totale. Sì: di nuovo, nonostante le smentite di facciata. Cambiano i governi ma i cervelloni che invocano le chiusure sono gli stessi. L'alternativa alla serrata, il solo compromesso che accetterebbe il Cts - questa la sintesi dell'ennesimo confronto interno - sarebbe la zona rossa automatica quando un territorio supera la soglia dei 250 contagi per 100 mila abitanti: i presidenti di Regione, in tal caso, dovrebbero semplicemente attuare le direttive centrali senza facoltà discrezionale. Il primo che spinge per il nuovo confinamento è Walter Ricciardi, consulente di Roberto Speranza, il ministro - per e a caso - della Salute il quale mesi fa aveva dato alle stampe il suo tragicomico libro "Perché guariremo" e che quasi 100 mila morti dopo, ieri, se n'è uscito con novità grandiose tipo che «il virus è ancora presente tra noi», che «le varianti lo rendono ancora più complesso», che però «tuttavia abbiamo nuovi strumenti» perché «la scienza ha fatto passi da gigante e ci consente di avere una nuova chiave contro il Covid».
Perdesse la sua di chiave, il ministro di Potenza, quella del suo ufficio, di certo la scienza in Italia andrebbe ancora più spedita. Ah sì, Speranza ieri ha anche detto che «questa battaglia la vinceremo», che «l'arma principale è il vaccino», «ci vuole grande prudenza» e «non dobbiamo abbassare la guardia». C'è poi Gianni Rezza, il direttore dell'Istituto superiore di sanità, per il quale «sono necessari ulteriori interventi di contenimento», ché l'«Rt è in salita», «i contagi sono in salita», l'unica cosa che non sale è il numero dei vaccinati. Il Cts che fino a qualche tempo fa si batteva per tenere aperta la scuola è lo stesso che ora esorta l'esecutivo a sigillare le aule. E se la didattica in presenza chiude, hanno evidenziato i membri del Comitato, deve chiudere anche tutto il resto: bar, ristoranti, negozi, e centri commerciali, luoghi dove comunque i giovani e tutti gli altri - hanno sottolineato - continuerebbero a incontrarsi. Che dire poi del microbiologo Andrea Crisanti, il quale pure se non fa parte del Cts già un mese e mezzo fa ha dichiarato che probabilmente le spiagge le vedremo col binocolo? Il comitato, ieri, ha diffuso una nota per dire che «c'è grande preoccupazione per l'evoluzione della pandemia», che c'è bisogno «dell'innalzamento delle misure su tutto il territorio nazionale al fine di ottenere rapidamente una mitigazione del fenomeno epidemico indipendentemente dai valori di incidenza». Il Cts, del quale ora farà parte anche un rappresentante della Basilicata, vuole la «riduzione delle interazioni fisiche e della mobilità». Gli esperti auspicano anche una «tempestiva conclusione» della revisione dei parametri del monitoraggio. Poi, dicevamo, una postilla per affermare che «non è stato suggerito alcun lockdown»: anche fosse vero la popolazione tornerebbe comunque ai domiciliari forzati. Già rivediamo i corridori solitari sulla battigia inseguiti dalle forze dell'ordine, mortificate dal compito. La direzione è quella del karaoke sul balcone, solo che stavolta c'è il pericolo che molti anziché usare le pentole come percussioni inizino a lanciarle in strada.
Circolare del Viminale - Nel tardo pomeriggio ecco un'altra nota, stavolta del ministero dell'Interno, che sintetizza (abbiamo provato a renderla leggibile) la circolare inviata ai prefetti: «Anche a seguito di recenti episodi di assembramento verificatisi in alcuni grandi capoluoghi nell'imminenza del passaggio a una zona caratterizzata da misure più restrittive, andranno pianificati servizi di controllo mirati, col concorso delle polizie locali, nelle zone urbane usualmente interessate dal fenomeno della "movida", anche nei giorni festivi e prefestivi». «I prefetti», ha spiegato il capo di Gabinetto, Bruno Frattasi, devono «adottare ogni necessaria iniziativa per una puntuale attività di controllo volta a garantire l'osservanza delle misure in argomento, tenuto conto della necessità di fronteggiare efficacemente i paventati rischi di recrudescenza dei contagi, legati in particolare alla diffusione delle varianti». Insomma: torna la lotta senza quartiere al popolo dello spritz. Intanto siamo senza vaccini e cresce la pressione sugli ospedali. Come diceva Conte? «Chiudere oggi per salvare il Natale»?