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Domenico Arcuri, lo scambio di sms con Mario Benotti: "Protezione civile distributore di morte", sms-choc

 Domenico Arcuri

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L'inchiesta sulle maxicommesse da 72 milioni di euro per l'acquisto di 801 milioni di mascherine provenienti dalla Cina nella prima ondata del coronavirus, per cui sono scattati un arresto e quattro misure interdittive, è molto ingarbugliata. L'ipotesi di reato è quella di traffico di influenze illecite in concorso e aggravato dal reato transnazionale. Ma adesso a far discutere, rivela il Giornale, sono anche gli sms che si sarebbero scambiati Domenico Arcuri e Mario Benotti, giornalista Rai in aspettativa, resi noti proprio da quest'ultimo per chiarire la situazione a Quarta Repubblica di Nicola Porro. uno di essi è davvero inquietante. Parla della Protezione civile come "distributore di morte". 

 


Uno scambio di messaggi che viene ricostruito anche da Massimo Giletti a Non è l'arena, su La7.  Si comincia il 3 marzo. "Hai il cell spento. Domani mattina alle 8.30 debbo essere alla protezione civile. Nostro appuntamento rimandato. Quando esco ti chiamo e vediamo come fare. Scusami", avrebbe scritto Arcuri. Appuntamento rinviato al 4 marzo "per parlare di altro". Risponde il presidente del consorzio Optel: "Monsignore in posizione con incenso pronto e fumante per la processione". Dieci giorni più tardi Benotti annuncia che terrà "una concelebrazione 'ad mentem Dominici'". L'amministratore delegato di Invitalia gli avrebbe replicato: "Bene! Peccato che se e quando la stessa dovesse produrre i suoi effetti il destinatario sarà morto!". "Facciamo sì che resti in vita", dice il giornalista. Che continua: "Con la certezza di sapere che il destinatario è in vita sappia che la concelebrazione ha avuto termine ed è stato ricordato nelle invocazioni. Monsignore è rientrato in casa secondo le indicazioni del Governo". 

 

 

 

Quindi il messaggio inquietante: "Il destinatario è e resta alla protezione civile: un distributore di morte". "Per carità... si manifesti quando potrà", conclude Benotti.

Il 15 marzo Benotti porge una domanda tecnica: "Buongiorno! Ove posso depositarLe una nota credo utile ed urgente? Verrei anche ad pedes. Preghiamo per il Paese". L'allora commissario gli avrebbe dato riferimento alla sede della protezione civile in via Vitorchiano 2: "Oppure domani mattina in ufficio. Il che è meglio". "Se vengo alla Protezione Civile vedo anche per brevi istanti la Sua luminosa bontà e consegno a mano? Provo a vedere con anche miei canali se trovo mascherine intanto e Ti faccio sapere. FFP2 e FFP3?", è la risposta.

 

 

Il 20 marzo Benotti scrive ad Arcuri: "Dimmi anche di che cosa si può avere bisogno e ci mettiamo in cerca". L'ad di Invitalia avrebbe replicato: "Respiratori ok". E poi: "Ok in senso che devo cercarli?"; "Per Terapia Intensiva"; "Siamo partiti con la ricerca". 

Il 21 aprile il presidente del consorzio Optel elogia l'ex commissario: "Le uniche vere dichiarazioni degne di un Ministro o di un Presidente del Consiglio in questo manicomio sono le tue caro Domenico. E le uniche dotate di buonsenso e nel contempo senso pratico. Ti prego di credere che non te lo dico per effetto della nostra amicizia, ma per il senso politico alto e dello Stato che traspare dal Tuo lavoro. Un caro abbraccio".

 

 

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