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Coronavirus, l'epidemiologo Carlo La Vecchia e il numero ancora alto di morti: "I contagi reali sono il doppio"
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"Non scenderà presto il numero dei morti in Italia, perché ogni giorno sono circa il 3% dei contagi di due settimane prima. Il dato è alto anche perché i casi che si osservano sono meno, anche la metà, di quelli reali". Questa la spiegazione di Carlo La Vecchia, ordinario di epidemiologia a Milano, sul numero delle morti da Covid ancora molto alto in Italia. "Siamo stati il primo Paese fuori dalla Cina a dover fronteggiare il Covid. Eravamo impreparati e a marzo e aprile non abbiamo intercettato almeno 17 mila morti oltre a quelli registrati per Covid in quei mesi", spiega in una intervista a Repubblica. "Questo perché finché il sistema sanitario non ha organizzato una risposta, molti morivano a casa senza diagnosi. Nella prima fase abbiamo avuto un tasso di mortalità tra i peggiori d'Europa".
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Il professore fa una disanima anche sul nostro sistema ospedaliero: "Gli ospedali hanno retto, almeno a partire da inizio aprile ma soprattutto in autunno, quando abbiano avuto dati simili al resto d'Europa. Il numero dei casi che vediamo è inferiore a quello effettivo. La mia stima è che oggi in Italia ci siano il doppio dei positivi di quelli che intercettiamo, cioè circa il 2% degli abitanti, un milione di persone. Questo perché ci sono tanti senza o con pochi sintomi che non vengono intercettati". Spiega per lui che cosa è che non ha funzionato: " Ora facciamo tanti tamponi, il tema era cruciale in marzo e aprile. In autunno abbiamo fatto ogni giorno tra 150 a 250 mila test. Un problema italiano, e di tutti i Paesi occidentali, è stato quello di lasciare a casa i positivi e i malati lievi, che hanno contagiato tutta la famiglia. Quindi l'idea di estirpare l'epidemia con testing e tracing non ha funzionato".
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La Vecchia spiega quali sono i numeri che ci aspettano per il prossimo futuro: "I decessi sono circa il 3% dei nuovi positivi di due settimane prima. Con questi numeri di contagi ci vorrà quindi ancora molto tempo perché le morti scendano dalle 4-500 al giorno di adesso. È una cosa che ha a che fare ovviamente con la fine dell'epidemia, che è legata a molte variabili, come la vaccinazione che ora non procede veloce perché la Ue non ha dosi a sufficienza. Un'altra speranza è che a fine inverno cali la circolazione, intanto perché cambiano i comportamenti delle persone. Però c'è il problema delle varianti. Si fanno pochi esami per cercarle e non sappiamo ancora quale impatto negativo potranno avere", conclude La Vecchia.
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