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Luca Palamara rivela: "Non solo Alessia Sinatra. Avances e molestie di molti magistrati"

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Quello della pm Alessia Sinatra, che ha accusato il magistrato Giuseppe Creazzo di averla molestata a Roma nel 2015, pare non essere un caso isolato. La vicenda è venuta fuori dopo un'intervista della pm a Repubblica: "Mi sono sentita violentata un'altra volta", ha detto riferendosi a un atto di incolpazione pendente sulla sua testa. La Procura generale della Cassazione, infatti, ha esercitato l'azione disciplinare nei suoi confronti. Azione partita dopo che la Guardia di Finanza ha intercettato una chat - risalente al maggio del 2019 - in cui la donna scrive a Luca Palamara, facendo una richiesta ben precisa su Creazzo: "Giurami che il porco cade subito. Essere immondo e schifoso, porco mille volte". In quel periodo infatti Creazzo, a capo della procura di Firenze, era in lizza per la procura di Roma.

 

 

 

L'atto di incolpazione, quindi, è arrivato perché la Sinatra sarebbe colpevole di "aver tenuto un comportamento gravemente scorretto nei confronti di Creazzo, in quanto coinvolgeva Palamara in una missione per condizionare negativamente il Csm". La pm, quindi, avrebbe pregato Palamara di non promuovere Creazzo procuratore di Roma. Lei, poi, ha confessato di non aver mai denunciato la violenza "per tutelare l’istituzione, ma è stata la decisione più difficile e sofferta della mia vita professionale". Intanto il Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, ha fatto sapere che l'atto di incolpazione è arrivato anche a Creazzo, che a quanto pare l'ha ricevuto senza dirlo in giro.

 

 

 

Palamara, testimone diretto della vicenda, ha dichiarato di non essere stato sentito dalla Procura generale. L'ex pm di Roma, tra l'altro, avrebbe potuto raccontare anche qualcosa in più. "A me è capitato spesso di raccogliere confidenze di colleghe, cancelliere, avvocate e pure giornaliste, ma anche di colleghi, su avances anche spinte ricevute da magistrati in posizioni apicali - ha spiegato nel libro Il Sistema -. In questi casi ho sempre cercato di sminuirne la portata, non perché ne sottovalutassi la gravità, ma per tutelare il buon nome della categoria. Non ho mai denunciato, mi sono limitato a dare consigli di buon senso, come quelli di evitare di trovarsi da sole in determinate stanze e rifiutare inviti a cena".

 

 

 

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