Coronavirus, 30mila morti in più in Italia nel 2020 ma non per Covid: un dato sconcertante. L'ipotesi: cosa c'è dietro
Un aumento di 85.624 decessi è stato registrato in Italia l'anno scorso. Di questi, però, solo 55.576 sono stati attribuiti al Covid. Degli altri 30mila si sa poco o nulla. I dati, raccolti ed elaborati dall'Istat, prendono in considerazione il numero di morti nel nostro Paese da marzo a novembre 2020, e vengono confrontati con le medie dei 5 anni precedenti. In questi nove mesi, c'è stato un eccesso di 85.624 decessi sugli andamenti fra il 2015 e il 2019. Solo due terzi di questi, però, si spiegano ufficialmente con il coronavirus. Fino alla fine di novembre scorso, infatti, erano 55.576 i morti per Covid. Nel 2020, quindi, ci sono stati almeno 30mila decessi in più rispetto alla normalità del passato. Come spiega il Corriere della Sera, i dubbi sono tanti: sono anche loro vittime Covid, che però non hanno avuto una diagnosi? O i sistemi sanitari, impegnati con la pandemia, hanno smesso di curare tumori e patologie cardiache con l’attenzione di prima?
Analizzando i dati su base provinciale, poi, il Corriere ha potuto notare che in alcune zone i decessi non sono mai aumentati, per esempio a Cagliari, Caltanissetta, Rieti; mentre in altre il numero dei decessi è esploso: più 86% a Bergamo, più 76% a Cremona, più 62% a Lodi, più 57% a Brescia, più 41% a Milano. Inoltre, prendendo in considerazione la quota di decessi Covid sul totale dei morti in eccesso, è possibile capire quanto una regione sia riuscita a mantenere le cure anche per altre malattie e a diagnosticare gran parte dei contagiati dal virus. Anche in questo caso, come fa notare il Corriere, ci sono enormi differenze territoriali: in Abruzzo e in Friuli-Venezia Giulia ci sarebbero stati addirittura meno decessi del solito; mentre in Calabria e in Puglia solo quattro morti in eccesso ogni dieci si spiegano con la pandemia.