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Coronavirus, Massimo Galli: "Malati fantasma, siamo tornati a marzo", l'ultima frontiera del terrore

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"Conviviamo con una pandemia disastrosa. Dopo cromatismi regionali vari abbiamo una situazione in peggioramento. Non è il momento di distrarsi. Bisognerebbe stringere tutti le fila e aspettare la fine della pandemia per scannarsi". A parlare così è Massimo Galli, infettivologo del Sacco di Milano.  "Gli infettati crescono stabilmente e gli ospedalizzati risalgono. Si fanno meno test in generale, perché prima veniva richiesto a molte persone, compresi i viaggiatori, mentre nel periodo natalizio c'è stata come una pausa e ultimamente ottiene il tampone solo chi ha forti motivazioni invece che una storia di contatti pericolosi", spiega Galli che poi fa un ragionamento per spiegare meglio la situazione. "Dal 21 febbraio al 4 maggio in Italia sono stati diagnosticati 211.938 positivi e 29.079 morti con una letalità del 13,7 per cento. I contagiati erano molto sottodimensionati, anche cinque volte, perché si faceva il tampone solo a chi arrivava in ospedale. Dall'1 settembre al 9 gennaio sono stati diagnosticati 1 milione 988.652 positivi e 42.911 morti con una letalità del 2,1 per cento. Si nota subito come il denominatore più vasto cambi tutto. La media dei due periodi è del 3,4 per cento, mentre la Germania è al 2,1", precisa. 

 

 

 

Numeri da prima ondata: "Temo di sì. Il numero dei ricoveri è simile e anche se nella seconda ondata siamo più organizzati ci sono stati 43mila morti, e non è finita. Galli poi parla anche di possibile nuove ondate: "La seconda, nata quest' estate non facendo tamponi e sottostimando il problema, non è mai finita, perché le misure non l'hanno annientata. Ora c'è un aumento dei parametri che ci preoccupano di più, come i ricoveri, e una discreta stanchezza sia nella ricerca del contagio sia nell'applicazione delle regole. Nei prossimi dieci giorni capiremo quanto pagheremo le festività e poi speriamo non arrivi anche una terza ondata". La soluzione? "Pensare a provvedimenti fermi da coniugare con il piano vaccinale. Se ci sono le dosi sufficienti si può pensare a una chiusura in tempi brevi per abbassare il contagio e favorire una vaccinazione di massa. Le regioni gialle non sono servite a molto. Se ci fossero le dosi necessarie le zone rosse aiuterebbero a limitare la diffusione e a favorire la vaccinazione, dunque si costruirebbe una doppia barriera anti virus", precisa in una intervista alla Stampa. 

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