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Capodanno, festino nel resort di lusso: "Colpa di chi ci obbliga a pensarle tutte per sopravvivere", proprietario contro il governo
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Ivan Favalli è il gestore del resort di lusso di Padenghe sul Garda che è finito nell’occhio del ciclone per il veglione di Capodanno con decine di persone presenti. Dopo la denuncia via social di Selvaggia Lucarelli, che ha raccolto una serie di video e immagini che mostrano una totale mancanza del rispetto delle regole anti Covid mentre milioni di italiani erano chiusi in casa, il proprietario è intervenuto per dare la sua versione dei fatti: “Se ho sbagliato qualcosa, mi assumo le mie responsabilità. Non siamo delinquenti, quello che abbiamo guadagnato ieri serve per sopravvivere”.
Favalli ha spiegato come è stato possibile quanto avvenuto ieri sera nel suo hotel: “Per evitare situazioni di assembramento, ieri è stata vietata la cena se non in camera. Il nostro hotel è un resort estivo, è quasi impossibile portare cibo in tutte le camere. Abbiamo organizzato un pranzo con varie portate per intrattenere i clienti e fare in modo che la sera si potessero accontentare di un piatto freddo in tavola. L’hotel ha avuto molte prenotazioni, specialmente con un passaparola generato da giovani e fin lì siamo nella legalità”.
Poi Favalli ha ammesso che c’è stato qualche atteggiamento “un po’ libertino” da parte di alcuni clienti, che però è stato “limitato tempestivamente grazie alla presenza di due agenti di sicurezza esterni chiamati a far rispettare le regole. A tutti è stata misurata la temperatura, tutti hanno firmato la dichiarazione. I clienti erano tutti registrati”. Il proprietario ha anche risposto sulla polemica dell’avviso che invitava i presenti a non pubblicare video e immagini attraverso i social, cosa che evidentemente non è stata fatta: “È stato frainteso, in un albergo 5 stelle ci possono essere persone che non vogliono essere riprese. Ma volevamo anche evitare l’invidia di un intero settore di chi è chiuso e non può fare niente”. Infine Favilli si è sfogato contro le istituzioni: “Ci vengono date briciole come sostegno dallo Stato, siamo obbligati a studiarle tutte per rimanere in piedi ed evitare il fallimento. Abbiamo 200 persone che lavorano per questa azienda, mi sento responsabile anche per il loro reddito”.
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La Postina con Zanellato diventa Dotta
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