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Stefano Ansaldi, il mistero sul Rolex: prima di essere sgozzato, il gesto che fa pensare a una questione di soldi

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L’omicidio del dottor Stefano Ansaldi è diventato un vero e proprio giallo. Dalle prime ricostruzioni è possibile affermare con una certa sicurezza che il ginecologo 65enne avesse una doppia vita, che potrebbe essergli costata una morte brutale nel pomeriggio di sabato 20 dicembre in via Macchi a Milano. Gli investigatori sono a lavoro su diverse piste, a partire da quella che sembra condurre al denaro: il Corsera nell’edizione odierna ha evidenziato che l’anno scorso il dottore aveva denunciato la scomparsa di un assegno in bianco che aveva firmato e che era destinato a una società di Malta inserita nell’elenco dei paradisi fiscali da un’inchiesta sugli investimenti offshore condotta dal quotidiano tedesco Suddeutsche Zeitung.

Inoltre il Corsera ha sottolineato i diversi rebus legati a questo omicidio, che sembra difficilmente collegabile a un tentativo di rapina: innanzitutto non si spiega l’assenza di un biglietto di ritorno e la 24 ore completamente vuota, con tanto di eventuale sosta in hotel che non era stata prenotata. In pratica il ginecologo non aveva niente con sé: sul marciapiede sono stati ritrovati soltanto il coltello da cucina - che è l’arma del delitto - e l’orologio, un Rolex dal prezzo significativo. Il Corsera fa sapere che l’orologio era chiuso: Ansaldi lo aveva tolto dal polso azionando la leva sul cinturino e ripetendo l’operazione in verso contrario, è possibile che se lo sia sfilato per consegnarlo al suo carnefice come pagamento, ma l’unica cosa che gli è stata sottratta è stata il cellulare. 

 

 

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