Milano, medico sgozzato in strada. Ribaltone: "Non sono stati i nordafricani", nuova spiazzante pista
Colpo di scena nel caso del medico sgozzato sabato pomeriggio a Milano in una strada vicina alla Stazione Centrale. I nordafricani che si sono dati alla fuga dopo aver derubato un pensionato a pochi metri di distanza e nella stessa zona non sarebbero secondo gli inquirenti i responsabili dell'efferato omicidio di Stefano Ansaldi, il ginecologo beneventano di 65 anni ritrovato in una pozza di sangue all'angolo tra via Macchi e via Scarlatti. L'agguato sotto i ponteggi del cantiere di un palazzo, avvenuto tra le 18.01 e le 18.04 mentre nella vicina corso Buenos Aires impazzava lo shopping natalizio, non sarebbe opera dei nordafricani che si sono poi dileguati in metropolitana dopo aver aggredito un 72enne a duecento metri di distanza e un quarto d'ora dopo il delitto.
Secondo gli inquirenti, l'assassinio del medico potrebbe non essere legato a una rapina degenerata dopo la colluttazione. A parte il telefonino del medico, infatti, non manca nulla: né il portafogli, né il Rolex né la valigetta 24 ore della vittima. Un dettaglio, spiega il Corriere della Sera, avrebbe fatto cambiare la pista: "La forza, forse la premeditazione, forse la rabbia coltivata da tempo" con la quale il coltello che ha ucciso il dottor Ansaldi è stato manovrato. Parole caute e misurate, che aprono però tutt'altro scenario. Legato anche alla misteriosa visita milanese del medico che aveva il suo studio a Napoli.