Libia, Pietro Marrone: "In carcere abbiamo sentito parlare di uno scambio di prigionieri", un sequestro anomalo
“Abbiamo sentito parlare in carcere di uno scambio di prigionieri tra noi e alcuni detenuti libici, ma non abbiamo saputo altro”. Così Pietro Marrone, comandante del peschereccio Medinea, si è espresso davanti ai carabinieri di Mazara del Vallo durante un interrogatorio che è durato quasi tre ore. I 18 pescatori sequestrati e imprigionati in Libia sono tornati a casa dopo 108 giorni: “All’inizio pensavamo che fosse un sequestro normale - ha raccontato - poi abbiamo capito che la cosa era diversa, forse era più una questione politica”. Riguardo al presunto scambio di prigionieri ha aggiunto che “ne parlavano i detenuti ma i carcerieri non ci dicevano niente, ci facevano segnale che non dipendeva da loro ma da quelli più in alto e indicavano le stellette militari”. Per quanto riguarda il loro periodo in cella, Marrone ha sostenuto che i pescatori hanno subito molte umiliazioni: “Ci mettevano con le spalle al muro, ci gridavano a pochi centimetri dalla faccia. È stata durissima, nessuno ci diceva niente. Ci sentivamo abbandonati dallo Stato, per noi era finita. Non ci credevamo più di riuscire a tornare a casa per Natale”.