Libia, l'interrogazione di Maurizio Gasparri: "I pescatori liberati in cambio dell'estradizione di scafisti libici"
Troppi misteri dietro al viaggio del tutto inusuale di Giuseppe Conte in Libia. Il premier, volato a Bengasi per liberare i pescatori siciliani, avrebbe pagato un caro prezzo. Questo perlomeno il dubbio che ha assalito Maurizio Gasparri. Il senatore di Forza Italia ha rivolto un'interrogazione urgente al governo "per sapere se sia vero quanto sostiene il quotidiano panarabo Asharq al-Awsat, secondo cui un accordo di scambio di prigionieri con l'Italia si è concluso sullo sfondo di una mediazione che riguarderebbe l'estradizione" di 4 cittadini libici condannati in Italia come scafisti. Un fatto che, se fosse vero, genererebbe parecchio scalpore. "Non si possono mettere sullo stesso piano - commenta infatti Gasparri - dei lavoratori onesti sequestrati ingiustamente e degli scafisti processati e condannati nel nostro Paese".
La ricostruzione del giornale, edito a Londra e vicino alle posizioni del generale Haftar, è stata - stando a quanto riportato dal Corriere - respinta, oltre che da fonti di intelligence, dall'avvocato Michele Andreano, il legale incaricato dall'ambasciata libica a Roma di difendere i quattro presunti scafisti. Questi ultimi a detta della Libia non sarebbero altro che "calciatori", ma in Italia sono stati nel 2015 per il naufragio di un'imbarcazione che costò la vita a 40 migranti. Intanto della liberazione dei pescatori si occuperà il Copasir, il Comitato parlamentare che vigila sull'operato dei nostri servizi segreti. Mentre la Lega parte già all'attacco: "Ci dica realmente cos'è successo in Libia durante il sequestro. I 18 pescatori, ha raccontato il loro comandante, sono stati trattati da terroristi, chiusi in una gabbia al buio. Invece il governo ci aveva assicurato che non erano stati trattenuti in carcere". Troppi gialli in una storia ancora tutta da chiarire.