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Prato, solo 100 cinesi contagiati da inizio pandemia. Il console: merito di un lockdown eseguito alla prefezione

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Dello strano caso di Prato ce ne siamo occupati da tempo: nella più grande comunità cinese che esista in Italia, i contagiati dal coronavirus sono pochissimi. Per la precisione, sono soltanto 100 dall'inizio della pandemia, dati aggiornati al 22 novembre. Insomma, in nove mesi la comunità ha totalizzato meno della metà dei casi che Prato registra ogni giorno (per intendersi, il 21 novembre erano 231). Un trend che si ripete da tempo. Il dato sui cinesi è stato ufficializzato dalla Asl Toscana centro, che ora per comprendere meglio il fenomeno si è rivolta direttamente al consolato cinese. Già, qualcosa non torna. Indiscrezioni riferiscono di viaggi in Cina dei membri della comunità per sottoporsi a un farmaco immunizzante, che ovviamente sarebbe illegale perché non ancora approvato dalle autorità farmaceutiche. Ipotesi che il consolato smentisce: la spiegazione per loro è semplice, un lockdown applicato alla perfezione.

 

"Abbiamo incontrato il console cinese a cui abbiamo chiesto collaborazione per comprendere meglio alcune dinamiche che osserviamo all’interno della comunità", ha confermato Renzo Berto, direttore del Dipartimento di Igiene e prevenzione dell'Asl Toscana Centro a La Nazione. "Ci sono stati forniti mediatori e garanzie di cooperazione", ha aggiunto. E ancora: "All’inizio della pandemia la comunità orientale è stata molto attenta e si è posta in un lockdown ancora più severo rispetto a quello poi deciso dal governo italiano", prosegue Berti. "Dopo un breve periodo tra luglio e agosto, durante il quale hanno allentato le misure restrittive, si è registrato un piccolo picco di casi tra cinesi. In seguito è partita una nuova stretta con cui la comunità si è nuovamente autoisolata", conclude, avvalorando di fatto l'ipotesi del lockdown eseguito in modo impeccabile.

 

 

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