Calabria, i medici condannati per 'ndrangheta che prendono lo stipendio e le fatture pagate 5 volte
La Calabria al centro della polemica. L'inutile e difficoltosa ricerca di un commissario intenzionato a occuparsi della Sanità è solo la punta dell'iceberg. L'ultimo, Eugenio Gaudio, ha rifiutato l'incarico con una banale scusa: "Mia moglie non vuole venire a vivere a Catanzaro". Eppure a guardare i dati che investono la Regione, guidata per ora dal presidente facente funzioni Nino Spirlì, la vera motivazione del rifiuto è sotto gli occhi di tutti. Il commissariamento - ricorda La Stampa - avrebbe dovuto riportare i conti a posto e invece nulla di tutto ciò. Dei tre nuovi ospedali promessi dal governatore Giuseppe Scopelliti (in carica fino al 2014), non restano che i rendering. Se tutto va bene, se ne riparla nel 2023.
Ad oggi infatti mancano 1100 posti letto. Il punteggio dei livelli essenziali di assistenza, che misurano posti letto e liste di attesa, è 139. Peccato però che la sufficienza sia 160. I calabresi, chi può perlomeno, non possono far altro che curarsi altrove. Ma c'è di più perché a non quadrare ci sono anche i numeri: il deficit del 2019 è 221 milioni, superiore a quello che determinò il commissariamento. La sanità in Calabria è un disastro. Addirittura riescono anche a esserci fatture pagate cinque volte, perché non registrate, bilanci mai presentati dal 2013, pagamenti ritardati dieci anni e gonfiati per venti volte da sanzioni, interessi, spese legali. E non si finisce qui, perché sul groppone pesano anche i documenti notificati a indirizzi di posta elettronica certificata di cui nessuno ha le password, contratti per acquistare i macchinari delle Tac chiusi quattro anni in cassaforte. Le due aziende sanitarie della Regione sono state addirittura sciolte per infiltrazioni mafiose, ma i suoi medici condannati all'ergastolo per 'ndrangheta continuano comunque a essere stipendiati. Un dettaglio, questo, dei più e che forse spiega molto sul rifiuto di Gaudio.