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Coronavirus, il focolaio al Sacco di Massimo Galli: la pista della grigliata e gli insulti della piddina a Fontana

Costanza Cavalli
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Nel pomeriggio di ieri il reparto di cardiologia dell'ospedale Sacco di Milano, istituto noto alle cronache perché casa dell'infettivologo-Cassandra Massimo Galli, è stato svuotato dei pazienti a causa di un cluster di Covid-19. Diversi operatori sanitari e ricoverati sono risultati positivi al tampone: tra loro un medico, venti infermieri, che hanno sintomi molto contenuti o sono asintomatici e ora si trovano in sorveglianza sanitaria, e tra i cinque e i sette pazienti, che sono stati trasferiti in Infettivologia. «Stanno tutti bene», hanno riferito fonti ospedaliere. Sull'origine del focolaio sono arrivate, nel pomeriggio, informazioni più o meno credibili. Cominciamo da quelle ufficiali: due settimane fa era stata riscontrata la positività di un infermiere che lavora in Cardiologia, il quale è stato sottoposto a tampone dopo avere manifestato blandi sintomi influenzali. In seguito erano stati effettuati test a tappeto, da cui è emersa la presenza di un contagio diffuso tra diversi operatori sanitari. Così ha spiegato la direttrice sanitaria dell'ospedale Lucia Castellani: «Tutto risale a una quindicina di giorni fa, con un nostro dipendente che ha avuto sintomi: siamo abbastanza certi che la fonte del contagio sia esterna all'ospedale perché qui c'è un rigoroso uso dei dispositivi di protezione individuale, c'è il rispetto dei distanziamenti e una vestizione corretta. Contiamo che il cluster si possa chiudere nel giro di pochi giorni», ha concluso Castellani.

 

 

Intanto il reparto non accetta nuovi pazienti e quelli con patologie cardiologiche vengono dirottati su un altro nosocomio della città, il Fatebenefratelli. I pazienti ancora ricoverati sono sottoposti a tamponi continui. In serata è scoppiata la polemica: a provocare il cluster potrebbe essere stato l'utilizzo di mascherine non medicali fornite dall'ospedale che, a sua volta, le riceve dalla Regione Lombardia, viene fatto trapelare da una fonte. Da martedì il primario Maurizio Viecca starebbe distribuendo agli operatori sanitari dispositivi di protezione a norma (grazie a una donazione fatta direttamente al Sacco) proprio perché sulle mascherine consegnate all'ospedale ci sarebbe stata la dicitura "non a uso medicale". La voce di corridoio non si ferma qui: anche in altri reparti sarebbe emersa la positività di alcuni operatori sanitari, ma non si sarebbe proceduto a uno screening. Impossibile è stato comunicare con il primario: «Rivolgetevi alla direzione sanitaria», ha risposto Viecca a chi gli ha chiesto delucidazioni.

Dopo aver dato la colpa alla Regione, ormai un refrain, arriva un altro possibile scenario causa del contagio: una grigliata a settembre cui avrebbero partecipato medici e infermieri. Un caso simile è stato registrato all'ospedale Morelli di Sondalo, in Valtellina, pochi giorni fa: una decina tra medici e infermieri, del reparto di Medicina generale erano risultati positivi dopo aver partecipato a una festa tra colleghi. «Quanto è successo deve servire da monito riguardo i comportamenti che ciascuno di noi deve tenere», aveva commentato il direttore sanitario dell'Asst Valtellina e Alto Lario, Giuseppina Ardemagni. In serata - dopo l'urlo indignato e disinformato dell'esponente Pd Lia Quartapelle: «Fontana e Gallera non sono in grado di fornire mascherine a norma. Non ci sono parole per descrivere come la loro infamia stia facendo sprofondare la nostra regione» - è arrivato il chiarimento del Sacco: i dispositivi di protezione individuale usati dalla struttura sono Ffp2 e Ffp3 e «hanno le certificazioni e le validazioni necessarie per proteggere gli operatori».

Viene aggiunto che le mascherine non sono mai mancate, che quelle «utilizzate sono e sono sempre state conformi» e che «attualmente sono in giacenza oltre 100mila Ffp2 e 26mila Ffp3». Per quanto riguarda gli screening «esistono procedure definite che individuano le azioni da intraprendere nei casi in cui vi siano positivi nei reparti». E per quanto riguarda il carico di mascherine donate e distribuite sembra che la voce abbia avuto origine da qualcuno che ha fatto confusione, come ha spiegato il Sacco, con un'altra donazione, peraltro respinta: «Alcuni giorni fa alla Fondazione è stata rifiutata una donazione di test anticorpali non conformi alla normativa vigente».

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