Coronavirus, dietro il Dpcm la rottura nel Cts tra "dirigenti" e "tecnici". Documento non unitario, mai accaduto: tutte le posizioni
La stretta del governo per arginare il Covid ancora non è stata messa nera su bianco ma è pronta. Per Giuseppe Conte è necessario trovare la quadra tra le due esigenze primarie: evitare un lockdown o comunque misure che portino un danno economico eccessivo e mantenere, come priorità assoluta, la tutela della salute in questa nuova fase. Non è semplice e il rischio confusione è dietro l'angolo. Nel pomeriggio di ieri il ministero della Salute ha definito "fake news" il documento di lavoro che contiene le misure del prossimo Dpcm. Decreto sul quale, filtra dall'esecutivo, Conte vorrebbe chiudere di fatto già questa sera ma potrebbe anche optare per far slittare la sua entrata in vigore il 15 ottobre, come era previsto prima dell'impennata dei contagi.
Non solo c'è divisione nel governo tra le diverse sensibilità, tra coloro che professano una certa prudenza nella stretta e chi interpreta la linea più dura. Anche nel comitato tecnico scientifico (Cts) la discussione sull'opportunità o meno di chiudere palestre o piscine è andata avanti con il comitato spaccato. Ed infatti la situazione è ancora del tutto traballante e poco chiara. Ai proprietari di circoli sportivi e palestre è stata data una settimana per adeguare i protocolli. Resta poi da chiedersi: chi controllera?
Domenica pomeriggio al ministro dello Sport Vincenzo Spadafora, che si opponeva alla chiusura di piscine e palestre, trovando il sostegno dei colleghi degli Affari regionali Francesco Boccia e dell'Agricoltura Teresa Bellanova, si sono contrapposti il ministro della Salute Roberto Speranza e dei Beni culturali Dario Franceschini decisi alla serrata.
"In mezzo il premier Giuseppe Conte, ormai lontano dalla linea dura, scrive il Corriere della Sera, "Il primo a parlare è Achille Iachino, uno dei direttori generali della Salute: sollecita la chiusura. C'è un giro di interventi, si analizzano i dati, poi interviene Goffredo Zaccardi, (...) sollecita il Cts a esprimersi affinché le attività sportive siano fermate. Posizione che trova l'appoggio dei vertici degli organismi della Salute: il presidente dell'Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro, quello del Consiglio Superiore Franco Locatelli e il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito.
Sull'altro fronte ci sono i tecnici: il coordinatore Agostino Miozzo, Fabio Ciciliano che compila i verbali e li trasmette al governo, ma anche medici come il professor Ranieri Guerra, il primario di Anestesia del Gemelli Massimo Antonelli, l'ispettore della Sanità militare Nicola Sebastiani. I toni si alzano, la sfida è aperta. 'Se chiudiamo le palestre, come facciamo a lasciare aperte le sale Bingo?', chiede Ciciliano. 'Dobbiamo togliere le cose non necessarie', replica Ippolito.
(...) Alle 19.30 si capisce che sarà impossibile trovare una posizione univoca e si decide di consegnare al governo l'esatto resoconto di quanto accaduto. Il parere finale 'ribadisce l'importanza dell'attività fisica come determinante di salute' che però 'va tutelata in un giusto equilibrio con le politiche di contrasto e controllo della pandemia'". La quadra si trova con un escamotage che dura il tempo di una settimana, il tempo necessario per riscrivere i protocolli e rimandare la discussione".