Coronavirus, l'allarme dei medici: "In due mesi ospedali pieni"

mercoledì 14 ottobre 2020
Coronavirus, l'allarme dei medici: "In due mesi ospedali pieni"
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"Le terapie intensive e i decessi da Covid-19 aumentano sempre con alcune settimane di ritardo rispetto all'aumento dei contagi. Visti i dati, ci aspettiamo quindi un incremento del loro numero nei prossimi giorni". Lo prevede Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Medicina molecolare dell'università di Padova e del laboratorio di Microbiologia e virologia dell'azienda ospedale-università di Padova, ospite a 'Studio24' su Rainews24. Crisanti non si risparmia una frecciatina: "Nel Comitato tecnico scientifico manca il supporto tecnico e scientifico degli esperti del mondo accademico. Le persone che ne fanno parte hanno visto la pandemia solo in tv e non sul campo". Ed in effetti in numeri destano preoccupazione anche alla luce della conclusione alla quale è arrivata la Fondazione Gimbe ieri: non si fanno abbastanza tamponi ed è mancato il potenziamento dell'azione di prevenzione sul territorio.

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Una denuncia quella del Gimbe sui si associa Carlo Palermo il segretario del maggiore dei sindacati dei medici ospedalieri italiani, l'Anaao-Assomed. Se si passasse cioè dai circa 5mila casi di contagio giornalieri agli oltre 10mila come in Francia, rileva, "si rischia il crollo della prima trincea ospedaliera anti-Covid, perchè gli ospedali non sono pronti a far fronte ad un'epidemia esponenziale". "Già ora", avverte, "si iniziano a registrare delle criticità, a partire dal personale sanitario carente e dalle strutture che non sempre garantiscono percorsi differenziati".

Non solo: "Anche i reparti Covid ordinari cominciano a riempirsi, soprattutto al Sud, e questo è un segnale da non sottovalutare". Questi reparti, spiega, "si stanno riempendo perchè qui giungono i sempre più numerosi pazienti positivi che non possono effettuare il periodo di isolamento al proprio domicilio. Si tratta di pazienti nella maggior parte dei casi stabili o con sintomatologia lieve e che quindi non necessiterebbero di un ricovero ospedaliero, Non possono però restare nelle proprie abitazioni, quando non si hanno condizioni adeguate". 

Il punto, rileva, "è che mancano i necessari alberghi sanitari per questi pazienti e ciò sta portando ad un intasamento dei reparti". Ad ogni modo, sottolinea Palermo, va detto che la situazione a livello nazionale per le terapie intensive "per il momento è abbastanza tranquilla, anche se i ricoveri stanno aumentando. Abbiamo ad ora 6mila posti di terapia intensiva, cui se ne aggiungeranno altri 3.500 circa, le cui gare sono già partite".