Giuseppe Conte e il coronavirus, retroscena a porte chiuse: nuovo lockdown, si rischia di tornare a marzo
Il lockdown non è più solo uno scenario lontano. Dopo la crescita dei contagi di questi giorni, con il picco da aprile di quasi 3.700 nuovi casi, il governo pensa di tornare a una linea dura. "Stiamo lavorando giorno e notte perché si eviti un lockdown nazionale", tuonava ieri, mercoledì 8 agosto, il ministro della Salute Roberto Speranza. Eppure, secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, a porte chiuse i ragionamenti sono altri. Nelle riunioni riservate e lontano da telecamere e microfoni, l'esecutivo di Giuseppe Conte non esclude che il Paese possa ripiombare nel dramma della primavera. Per ora i giallorossi si sono limitati a rendere obbligatorie le mascherine anche all'aperto e a prevedere salatissime multe per chi non rispetta la norma, ma si potrebbe ben presto arrivare ad altro.
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Magari entro il 15 ottobre quando il premier sarà chiamato a firmare il nuovo Dpcm e nei partiti c'è già chi spinge per inasprire le norme anti-contagio. Però il Conte non sente nel Paese quella paura che si respirava forte a marzo e che lo convinse a fare dell'Italia la prima zona rossa d'Europa e non vede possibile un altro lockdown nazionale. Ma nulla, cifre alla mano, è da escludere.