Pensioni, l'Inps chiede agli anziani di restituire la quattordicesima: obiettivo, coprire il buco di bilancio
Dopo la pausa-coronavirus, il Governo torna a riscuotere. I primi a vedere il portafoglio languere saranno i pensionati. Dal mese di ottobre infatti l'Inps inizierà il recupero della quattordicesima indebitamente erogata negli anni 2017 e 2018. Chi ha percepito la quattordicesima sulla pensione senza averne diritto dovrà restituirla.
Proprio ieri - martedì 6 ottobre - il Comitato di vigilanza dell'Inps, approvando il bilancio dell'Istituto per l'anno in corso, aveva posto l'attenzione sul tema della sostenibilità. Con gli interventi del Governo durante il periodo Covid a sostegno delle famiglie e dei lavoratori la spesa assistenziale è aumentata esponenzialmente, allo stesso tempo le entrate, con la perdita del lavoro e la cassa integrazione di molti iscritti, sono diminuite. La conseguenza è un bilancio preventivo da bollino rosso con 26 miliardi di perdite.
Scrive l'Inps: "L’effetto della pandemia sul tessuto economico e sociale del Paese pone il tema della sostenibilità e dell’equilibrio del rapporto tra assicurati” - i quali sono in leggero calo per le motivazioni sopra indicate - e “pensionati” che invece sono in crescita vista anche l’introduzione di misure di flessibilità come Quota 100".
**Pensioni: Bonomi, no a quota 101 o altri debiti su spalle giovani'**
Insomma i conti dell'Inps sono oltre l'equilibrio precario ed ecco che arriva la prima manovra di riscossione proprio sui pensionati. Il recupero della quattordicesima sarà effettuato in 24 rate mensili, per quanto riguarda l’importo aggiuntivo corrisposto a dicembre del 2017 e 2018, il recupero avverrà in 12 rate. La quattordicesima spetta ai pensionati, compiuti i 64 anni di età, del settore privato, agli autonomi, agli ex lavoratori del settore dello sport e dello spettacolo professionistico e ai pensionati del comparto pubblico. Non ne hanno diritto alla quattordicesima i titolari di pensione di invalidità civile, pensione o assegno sociale, rendite Inail e pensione di guerra.
Secondo l'ultima nota di aggiormento al Def approvata ieri dal consiglio dei ministri chiuderemo il 2020 con una contrazione del Pil del 9 per cento. La spesa per pensioni, già la più alta della zona euro dopo la Grecia, quest’anno sfiorerà il 17 per cento della ricchezza prodotta.
"Le previsioni della spesa pensionistica continuano a scontare il sensibile aumento del numero di soggetti che accedono al pensionamento anticipato in virtù dei recenti cambiamenti normativi introdotti con la Legge di Bilancio 2019 e altri provvedimenti attuativi, tra cui Quota 100". È quanto si legge nella bozza della Nota di aggiornamento a Def. Secondo la previsione a legislazione vigente, che prevede lo stop a fine 2021 del regime di anticipo pensionistico voluto dalla Lega nel precedente governo, "una crescita della spesa per pensioni più contenuta rispetto a quella dell'economia contribuirà a far scendere il rapporto tra tale spesa e Pil, dal 17,1 per cento del 2020 al 16,2 per cento nel 2023. Cionondimeno, la spesa per pensioni a legislazione vigente nel 2023 risulterà più alta di 0,8 punti percentuali in rapporto al Pil in confronto al 2019", si aggiunge nella bozza.