Massimo Bossetti, "troppo dolore": dieci anni dopo, la drammatica scelta della sorella Laura
In un'intervista a "Quarto grado", Laura Bossetti, sorella gemella di Massimo Bossetti, condannato in via definitiva all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, tredici anni, scomparsa nella serata del 26 novembre 2010, ha dichiarato che, poiché il suo motto è «guardare sempre avanti, dimenticare il passato», nei prossimi mesi cambierà il suo cognome: «Non riesco più a nominare mio fratello». Quello della sorella di Bossetti suona come un grido disperato, un gettare la spugna nella battaglia di difesa e di vicinanza al fratello, al quale, però, continua a dire di volere bene, di portarlo sempre con sé, come anche la "piccolina", cioè Yara: «Mi fa troppo male, sono stanca, questo cognome è straziante da portare, voglio guardare avanti. Forse ho sbagliato a dire che i nostri genitori sono morti per il dolore, ma è la verità. Io gli voglio bene, ma lui ha deciso di allontanarsi. Ho avuto la tentazione di fermarmi al carcere di Bollate, ma non sono entrata».
Video su questo argomento Eliana GiustoLe immagini del momento in cui arrestarono Massimo Bossetti
In una lettera dello scorso aprile al fratello in carcere, Laura Bossetti affermava: «Caro Massimo ti voglio molto bene, abbiamo passato momenti duri, tu in primis. Sappi che nel tuo cuore la famiglia c'è. Non vedo l'ora di rivederti perché tu lo sai quanto io ho bisogno di vederti e tu altrettanto La famiglia è unita, la famiglia ti crede. Vai avanti, non sei solo. Piano, piano. Sarà ancora un percorso diciamo lungo ma ce la faremo. E dopo ci riabbracceremo, sono sicura e sono convinta che sarà così».
Come conciliare queste affermazioni di incrollabile solidarietà familiare, che andavano oltre e contro la pronuncia della condanna definitiva della Cassazione emessa nell'ottobre 2018, con la dichiarazione rilasciata a "Quarto grado", e che sembra il segno di una rottura definitiva proprio di quel patto di sostegno e vicinanza, una sfida alla giustizia dei tribunali per riaffermare l'insolubilità del vincolo di sangue? Laura Bossetti si è sempre detta una donna forte, e di certo deve esserlo, altrimenti non avrebbe retto al completo sconvolgimento della sua vita fin dal giorno dell'arresto di Massimo Bossetti, unico imputato di un omicidio orribile.
Per dieci anni non ha mai ritenuto non solo di dissociarsi dal fratello, ma ha misurato le parole cercando di non cagionare dolore a nessuno dei coinvolti in questo dramma, a cominciare dai genitori di Yara. Insieme al gemello rinchiuso prima nel carcere di Bergamo, poi trasferito in quello di Bollate, Laura Bossetti ha vissuto il dolore dell'ultimo addio prima al padre nel 2015, poi alla madre, nel 2018, la quale credeva fermamente all'innocenza del figlio. Ai funerali della madre, in una piccola chiesa del Bergamasco, era presente solo la famiglia Bossetti al completo, Massimo con la moglie Marta Comi e, appunto, la sorella Laura. Massimo è poi risalito sul furgone della polizia penitenziaria per tornare in carcere. Ma il ricordo più straziante per la sorella di Bossetti è di poco precedente, quando Massimo «è venuto a dare l'ultimo saluto alla mamma in ospedale. In quell'occasione ci siamo fatti forza l'un con l'altro, ci siamo abbracciati ed è stato un pianto unico». Cosa è accaduto da allora? Perché quell'abbraccio, quel pianto unico si sono spezzati?
Video su questo argomento Lucia EspositoBossetti, la lettera alla madre"Perché hai mentito?"
Da quell'ultimo momento di intimità e solidarietà al capezzale della madre morente, nulla sembra essere cambiato per i fratelli Bossetti. Allora perché ora Laura dice di non riuscire nemmeno più a pronunciare il nome di suo fratello, di voler cancellare la sua vecchia identità? Si tratta di un cedimento di fronte a chi la considera soltanto come la "sorella dell'assassino"? Un crollo psicologico di fronte all'ostilità di chi le fa un'accusa di aver espresso il suo amore fraterno, di sentire la mancanza di Massimo, raccontando anche delle volte in cui si è fermata con la macchina fuori dal carcere di Bollate e di avere aspettato a lungo, con la tentazione di scendere e chiamarlo da fuori? Chiamarlo gridando il suo nome, quel nome che ora lei stessa dice di non voler più sentire perché fonte di troppa sofferenza. Sì, Laura Bossetti lo ripete come un ritornello: ha sofferto troppo per questa storia.
Vuole voltare pagina. Noi dobbiamo affrontare la storia con rispetto per tutti, ma non possiamo evitare di notare uno scarto, un'incongruenza tra le dichiarazioni di Laura Bossetti, risalenti anche solo a pochi mesi fa, e le ultime in cui afferma di voler rifarsi una vita cancellando le tracce del fratello. Come si può voler bene a qualcuno e, al tempo stesso, desiderare di non averlo mai incrociato nella propria vita?