Coronavirus, il governo pensa a ulteriori strette: non solo bar, stop a cinema, palestre e ristoranti. L'ipotesi "lockdown di fatto"
Con l'allarmante ripresa dei contagi, che venerdì 2 ottobre sono arrivati a quota 2.499, il governo ha deciso di prorogare lo stato d'emergenza fino al 31 gennaio e ha stabilito l'adozione di altri giri di vite per contrastare la seconda ondata dell'epidemia. In base a due principi: tenere quanto più possibile le scuole aperte. Il secondo: non ricadere in un lockdown nazionale e tantomeno in una chiusura delle attività produttive, come accadde tra marzo e inizio maggio. Mercoledì sarà firmato un nuovo Dpcm che non prevede queste restrizioni, ma il prossimo passo dopo quest'ultimo decreto potrebbero essere limitazioni che vanno in tal senso, anticipata da Il Messaggeero. Potranno essere decise zone rosse territoriali, anche di palazzo o di quartiere. Ma niente stop a fabbriche e uffici (a meno che l'epidemia si rivelasse inarrestabile) e nessuno verrà nuovamente costretto a restare chiuso in casa, casi di quarantena a parte.
Se la situazione dovesse peggiorare, scrive sempre il Messaggero, la prima stretta riguarderà gli assembramenti: non più di 6-10 persone insieme. Altro step sarà la chiusura alle dieci di sera di bar e ristoranti per mettere un freno alla movida. Nel caso in cui la curva dei contagi dovesse continuare a salire, l'idea è quella di ripercorrere in senso inverso le riaperture della scorsa primavera. I primi a chiudere sarebbero i cinema, i teatri, le palestre. Poi toccherebbe ai centri estetici e ai parrucchieri, seguiti da bar e ristoranti. Per ultimi i negozi, mentre è probabile che negli uffici venga reso obbligatorio lo smart working. Un punto interrogativo riguarda gli spostamenti tra Regioni: al momento il ripristino del divieto non è stato esaminato. Osservate speciali Lazio e Campania che segnano numeri da vecchio lockdown.