Domani, il nuovo giornale di Feltri e De Benedetti "sembra dell'altro ieri". Il commento di Stefano Lorenzetto
"Il Domani pare un giornale di ieri, anzi dell'altro ieri". A fare le pulci al nuovo quotidiano diretto da Stefano Feltri ed edito da Carlo De Benedetti è il giornalista Stefano Lorenzetto, che sulle colonne di Italia Oggi ha espresso un giudizio parecchio negativo. Concentrandosi sul primo numero, quello di martedì 15 settembre, ha scritto: "Si qualificava per il titolo in apertura di pagina 2: 'Mascherine e precari. La scuola riapre tra nuove regole e vecchi problemi'. Avrebbe potuto vergarlo Giovanni Spadolini quand'era direttore del Corriere della Sera, perciò fra il 1968 e il 1972. L'altro ieri, appunto, non domani". Una vera e propria invettiva, che sottolinea l'assoluta mancanza di innovazione in un giornale che dovrebbe guardare al futuro, stando al nome della testata almeno. Il titolo in questione - secondo Lorenzetto - era piuttosto insignificante, nonostante riguardasse l'unico argomento di giornata presente in prima pagina.
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Nel mirino è finito anche il direttore: "L'esordiente Stefano Feltri ha dato al suo editoriale il seguente titolo: 'L'inizio. Un giornale nuovo per un futuro tutto da scrivere'. Di solito si parla di inizio della fine, anche qui senza voler essere iettatori. Che poi il futuro sia tutto da scrivere è un'intuizione davvero copernicana", ha fatto notare il giornalista nel suo commento, sottolineando anche in questo caso mancanza di inventiva e originalità. Infine un'analisi dell'articolo di punta, quello in prima pagina sulla ripartenza della scuola: "L'attacco era folgorante, quasi buzzatiano: 'Ieri mattina davanti all'atrio della scuola c'era un arco di palloncini colorati'. Degno di nota anche il fatto che le maestre fossero stanche ma sorridenti. Mia moglie, maestra per 40 anni, mi ha giustamente ricordato che anche lei tornava stanca ma felice dalle gite domenicali con i genitori e lo scriveva nel tema del lunedì, non sul Domani. In seconda elementare, però".
Lorenzetto ha criticato infine la penuria di pagine. All'esordio Domani aveva 20 pagine, calate a 16 il secondo giorno. "Tolte le 5 e mezza di pubblicità, ne restavano da leggere 14 e mezza. Tolte le firme, 13 e mezza. Tutti autori di peso, per carità, e ora anche di superficie. Ma De Benedetti non faceva prima a spedirci un fax?", ha concluso.