Immigrazione, in Siclia continuano gli sbarchi e gli ospedali non hanno più posti letto per chi ne ha bisogno
Che Paese è quello che accoglie a braccia aperte migliaia di migranti e lascia gli emarginati delle sue città in lista di attesa per un posto al dormitorio comunale? Sono sessanta, solo a Palermo (racconta Repubblica), i poveretti senza una branda dove riposare la notte. Padri di famiglia stritolati dalle separazioni. Pensionati che hanno dato fondo ai risparmi. Immigrati, quei pochi che non rientrano nei circuiti tradizionali dello Sprar. Alcuni sono facce nuove partorite dal lockdown, avevano un lavoro e hanno perduto tutto. Altri volti noti delle strade palermitane che scompaiono negli anfratti bui, quando è notte fonda, e riemergono all'alba come fantasmi smunti pronti a perdersi nei vicoli dello Zen o lungo i marciapiedi del Brancaccio, dove i vasi di fiori sparpagliati davanti agli usci coprono l'asfalto e l'olezzo di fritto delle case semplici e uguali. Nuovi e vecchi poveri. Stipano i loro quattro stracci in sacchetti di plastica, poi fanno la spola dalla strada ai dormitori in attesa della buona novella. C'è il tizio con la barba sfatta e il soprabito regalato dalle suore che si veste a cipolla come si usa tra i poveri, sotto ogni strato una manciata di polvere e un cimelio della sua vita trascorsa. E quello nuovo del giro, che cammina svelto e si danna come un matto. Si mimetizza tra i passanti frettolosi, si stringe la giacca di lino sul petto poi infila la mano destra nella tasca e tiene stretto qualcosa, una chiave o forse un ciondolo di un amore di gioventù. Ci avete fatto caso? Sono seri e muti come pesci, perché la povertà leva i soldi e anche la voglia di spiccicare parola. I bravi assistenti sociali hanno fatto il loro dovere, per carità, e sono riusciti a convincerli che con la pandemia non è sano bazzicare la strada, si rischia di prendere il virus e finire dritti (e stesi) all'ospedale. E i poveri hanno dato retta e si sono fatti avanti per chiedere un posto pulito dove dormire. Ma i posti letto nei dormitori di Palermo sono 144 (48 in più dell'era precovid, garantisce l'amministrazione comunale) e sono tutti occupati, dannazione. Dunque che si fa? Si attende, e forse intanto si crepa di inedia e di fame.
Non va meglio nel resto d'Italia, credete. Da dove arrivano fotogrammi di povertà sparsa e senza casa. A Roma, nei giorni torridi dell'estate, un gruppo di senzatetto ha bivaccato davanti al centro Caritas (che aveva 70 posti liberi) perché non c'era modo di fare i tamponi. A Varese ha chiuso i battenti un istituto che pare fosse un punto di riferimento e un oracolo per tutti i clochard del luogo, si chiamava il Viandante, un nome che era una certezza e una speranza, e assisteva 45/50 persone al giorno. Nell'Alessandrino, invece, 60 nuove anime si sono riversate nelle strade a causa della maledetta crisi e il risultato - secondo i dati raccolti dal Cissaca, il consorzio socio assistenziale che opera su un bacino di 155mila cittadini - è che adesso non hanno un posto dove andare. E che dire di Pozzuoli? Qui una trentina di clochard occupava l'ex convitto delle Monachelle e l'amministrazione li ha giustamente sfrattati tutti perché l'edificio è fatiscente e pericolante (già, ma adesso che faranno?). Il punto è che i nuovi poveri si moltiplicano. E non c'è luogo dove sistemarli tutti. Mica colpa delle amministrazioni, è la replica stizzita, se il circuito della povertà si allarga e reclama posti letto e assistenza: il lockdown si è portato via le occupazioni e gli stipendi, e ha lasciato un carico di derelitti. Tuttavia qualcosa non quadra e monta la rabbia se si guarda l'altro lato dell'assistenza sociale. Un esercito di immigrati accolti in Italia. Dal primo agosto 2019 al 31 luglio 2020 gli sbarchi di migranti sono stati 21.618, il 148% in più dello stesso periodo dell'anno precedente. Prima c'era Salvini al Viminale. Oggi c'è la Lamorgese.
Ma al di là delle responsabilità della politica, è innegabile un fatto. Noi li accogliamo e li sistemiamo tutti, perché l'alleanza che ci governa ha braccia larghe e non vuol sentire ragioni e obiezioni, e i migranti raramente ringraziano e puntualmente scappano. Rileggetevi le cronache delle ultime settimane. Migranti in fuga da Pozzallo. In fuga da Rocca di Papa. In fuga da Messina. In fuga l'altro giorno da un paesello dell'agrigentino dopo essersi ribellati alla mano generosa che li soccorreva ed essere saliti sul tetto della struttura che li ospitava. Un migrante è stato persino investito da un'auto che passava di lì, ed è morto sull'asfalto poveretto, mentre i tre poliziotti che lo seguivano sono rimasti feriti. Offriamo vitto e alloggio a chi arriva con il barcone. Ma loro scappano. E rifiutano i controlli e la quarantena previsti dall'epidemia in corso. Risultato. I poveri di casa nostra a pregare per un posto letto al dormitorio comunale. A litigarsi come polli di un pollaio rinsecchito l'assistenza del comune e i suoi pasti caldi. I migranti invece ospitati a migliaia in ogni luogo, e si fanno pure beffe di noi. Forse ha ragione il clochard di Pompei. Non aveva un luogo dove andare. E lo hanno beccato che dormiva nell'area archeologica degli scavi, all'interno dei bagni del quadriportico dei Teatri. Indignazione. Scandalo generale. Sicurezza violata. Dicono bene tutti quanti. Non si fa, non si può. Ma per una notte è stato il povero che ha preso per i fondelli le istituzioni e si è trovato il suo posto fresco dove riposare le stanche membra, uno dei più belli del mondo.